Slitta il voto a martedì prossimo sul disegno di legge del Ministro della Giustizia
Palazzo Madama non ha ancora terminato l'esame del ddl sulla riforma della giustizia targato Carlo Nordio.
La discussione è iniziata il 6 febbraio ma, contrariamente alle previsioni, il voto finale sul testo arriverà solo martedì prossimo. Oggi i lavori hanno subito un'interruzione per dar spazio all'ascolto dell'informativa del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sul caso di Ilaria Salis.
Non ci sono state grandi novità: la maggioranza ha respinto tutti gli emendamenti che avrebbero potuto arginare gli effetti devastanti del ddl.
A cominciare dall’introduzione per il divieto per il pubblico ministero di appellare una sentenza di assoluzione per l'imputato per quei reati che prevedono citazione diretta a giudizio.
Secondo la maggioranza questa norma riguarderà solo i reati minori ma come ha invece spiegato l'ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato la norma comprenderà anche reati gravissimi con pene sino "a dieci anni di galera: il furto pluriaggravato è punito fino a dieci anni; le lesioni personali gravi o gravissime per incidente stradale sono punite sino a sette anni; la ricettazione è punita sino a otto anni. Come si fa a dire che sono reati minori?" ha detto l'ex magistrato sottolineando il paradosso in seno a partiti come Forza Italia, che si dicono garantisti: "Da una parte propone di introdurre una riforma della Costituzione per garantire i diritti alle vittime e dall'altra calpesta, con questa riforma, i diritti delle vittime".
E poi ancora: "Questa riforma è irragionevole da tutti i punti di vista. Intanto, è contraria a ogni elementare senso comune. È in contrasto con qualsiasi senso comune ritenere che il giudice di primo grado possa commettere degli errori quando condanna l'imputato e non sbagli mai quando invece assolva l'imputato".
Trattamenti previlegiati per i colletti bianchi
Si tratta della modifica all'articolo 291 del codice di procedura penale.
Scarpinato ha spiegato che "introduce un trattamento privilegiato nella procedura di applicazione delle ordinanze di custodia cautelare per i reati tipici dei colletti bianchi" lasciando il 'pugno duro' per "i reati commessi con violenza, per reati in ambito di criminalità organizzata, per reati in codice rosso contro le fasce deboli, per reati con uso di armi, per reato di maltrattamento in famiglia, per reato di contrabbando di tabacchi esteri, per reati di associazione a delinquere semplici".
Questo è stato possibile tramite "una chirurgica modifica" che ha permesso di creare "trattamento differenziato privilegiato" per chi commette reati senza violenza quali "corruzione, riciclaggio, illeciti finanziari, reati di bancarotta ed altri": vale a dire che le ordinanze di custodia cautelare per chi commette tali reati dovrà essere "sospesa e notificata all'indagato almeno cinque giorni prima della sua esecuzione, con il contemporaneo deposito in cancelleria di tutti gli atti di indagine". Questo non solo permetterà all'indagato di darsi alla fuga "o i suoi complici ancora non individuati e per i quali le indagini sono in corso facciano sparire il bottino o documenti essenziali, oppure intimidiscano e corrompano i testimoni".
La mancanza di organico della magistratura
Il ddl Nordio ha introdotto l'obbligo di formare un collegio di giudici che dovranno decidere se arrestare o meno una persona. Prima questo compito lo faceva soltanto un gip.
Per la maggioranza ed alcuni membri dell'opposizione (Partito Democratico e Italia Viva) il fatto che tre giudici decidano sarebbe un fatto positivo per tutelare le garanzie dell'indagato.
Ma c'è un problema: non ci sono i giudici, per la precisazione, come ha riportato Scarpinato "mancano circa 1.500 magistrati". Un dato gravissimo se considerato che le risorse si perdono in tanti piccoli tribunali composti da diciotto o venti magistrati.
Secondo gli esperti ascoltati presso la commissione di giustizia al senato servirebbero come minimo 500 magistrati per attuare la riforma, ma la maggioranza ha deciso di assumerne solo la meta, 250.
"Questa - ha detto Scarpinato - è un'inefficienza programmata. Non è che la paralisi si verifica all'improvviso, ma perché questa maggioranza vuole fare le nozze con i fichi secchi. Non si possono fare giudizi collegiali, se non si aumentano i magistrati".
Foto © Imagoeconomica
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