Il narcotrafficante dei Van Gogh potrebbe finalmente dare una svolta alle indagini sulla morte del sindaco pescatore
Tredici anni dopo la morte di Angelo Vassallo, nuove e importanti rivelazioni potrebbero emergere dai prossimi interrogatori che il boss del narcotraffico, Raffaele Imperiale, terrà con i pm che stanno indagando sulla morte del sindaco pescatore, ucciso la sera del 5 settembre 2010 ad Acciaroli con nove colpi di arma da fuoco. Difatti, le parole che il boss ha pronunciato finora sono già diventate oggetto di grande interesse investigativo. “Ricordo - ha detto Imperiale - un’altra persona con cui teneva i rapporti per conto nostro Bruno Carbone: era un soggetto di Casoria, il ‘marziano’, che comprava 80-100 chili al mese e aveva a libro paga un carabiniere”. Carbone è il braccio destro di Imperiale, mentre il “marziano”, non sarebbe altro che Pasquale Fucito, figura di spicco nella vendita di droga all’interno delle piazze di spaccio presenti a Caivano e - come ha precisato “La Repubblica” - non a Casoria. Lo stesso Pasquale Fucito, che sarebbe finito al centro delle indagini sulla morte del sindaco pescatore. Dunque, le parole che ha pronunciato il broker della droga con base negli Emirati Arabi sembrano promettere importanti novità su un’inchiesta, quella relativa all’uccisione di Angelo Vassallo, che coinvolge, tra l’altro, anche alcuni uomini dell’Arma dei Carabinieri: l’ex sottufficiale Lazzaro Cioffi, il colonnello Fabio Cagnazzo e il suo attendente, Luigi Molaro. Da sottolineare che Cioffi, oltre ad essere stato un collaboratore di Cagnazzo, è stato anche condannato a 15 anni di carcere per concorso esterno in traffico di droga e per i suoi rapporti con i narcotrafficanti di Caivano, la stessa zona in cui ha operato Fucito.
Il sistema Imperiale
Intanto, proseguono le indagini che i magistrati partenopei Maurizio De Marco, Giuliano Caputo e Lucio Giugliano stanno portando avanti sotto la supervisione del procuratore Nicola Gratteri, rispetto alla holding criminale messa in piedi da Imperiale. Il narcotrafficante della Camorra, fino a questo momento, ha restituito due quadri di Van Gogh rubati dal museo di Amsterdam e ha offerto al governo italiano, forse in segno di ulteriore collaborazione con la giustizia, anche un’isola artificiale che si trova al largo di Dubai. I numeri e i rapporti con altre realtà che ruotano attorno alla carriera criminale del boss dei Van Gogh, di certo, non passano inosservati. Addirittura, all'interno di una delle conversazioni decifrate dall’autorità giudiziaria francese e poi trasmesse in Italia, Imperiale - ha reso noto Repubblica - parla di 10 milioni di euro l’anno per i costi di mantenimento della sua organizzazione. Cifre enormi, ma che non dovrebbero destare particolare meraviglia. Davanti ai pm, infatti, il narcotrafficante ha parlato anche dei suoi affari ad Amsterdam, dei contatti con le cosche calabresi per il controllo del porto di Gioia Tauro, fondamentale per lo scalo della droga, ma anche dei quantitativi di droga che sono stati spostati in diversi Paesi, persino Australia e Ucraina.
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