Entrò in magistratura nel 1982: “Mi sono sempre tenuto lontano dalle correnti”
Appena la toga al chiodo, con il compimento di 70 anni, il giudice Guido Salvini, storico magistrato milanese che prima come giudice istruttore e poi come giudice per le indagini preliminari si è occupato di inchieste in materia di terrorismo, eversione nera e più recentemente di terrorismo internazionale. Il giudice, dallo scorso lunedì, è ufficialmente in pensione.
Nel suo periodo a Cremona ha sovrinteso l'indagine sul calcio-scommesse. Di nuovo a Milano si è occupato di indagini in materia di infiltrazione delle mafie del Nord e di indagini riguardanti fenomeni sociali come gli ultras e i trapper. Da diversi anni è impegnato culturalmente sui temi della giustizia e della "memoria" e della riflessione sugli anni della Prima Repubblica. Più volte è stato invitato a intervenire nelle scuole, nelle università, in sedi comunali e associazioni culturali e giovanili espressione della società civile. E' stato consulente della commissione parlamentare d'inchiesta sulle cause dell'occultamento dei fascicoli relativi alle stragi nazifasciste del 1943-1945, della commissione parlamentare d'inchiesta sul sequestro di Aldo Moro ed è attualmente consulente della commissione antimafia con cui continuerà a collaborare.
"I momenti più coinvolgenti di questi quarant'anni di lavoro sono stati certamente gli anni del terrorismo durante i quali con altri colleghi siamo riusciti a convincere centinaia di giovani ad abbandonare la lotta armata e a reinserirsi nella società”, ha detto Salvini. “Così come sono state coinvolgenti, per me che ero studente all'epoca dei fatti, le indagini che hanno consentito di dare una paternità storico-giudiziaria alla strage di piazza Fontana. Un momento certamente molto intenso è stata anche la scoperta dei responsabili dell'omicidio Ramelli che era una vittima serie B, lo stesso impegno che vi è stato per Fausto e Iaio per i quali purtroppo non sappiamo ancora la verità”. Salvini, entrato in magistratura nel 1982, ha voluto lasciare un messaggio anche ai colleghi più giovani: "Credo che siano molto preparati, ma non basta conoscere le sentenze della Cassazione né fare bene i tre temi in un concorso per essere un buon giudice. Serve curiosità, conoscenza del mondo, sensibilità, capacità di parlare con gli avvocati e le parti e una cultura generale e spesso queste doti oggi sono insufficienti". Per ragioni di indipendenza personale Salvini non è mai stato iscritto ad alcuna corrente della magistratura. "Dopo il caso Palamara non è cambiato nulla, sono stati sanzionati solo coloro che erano presenti all'Hotel Champagne e pochi altri ma il core business delle correnti è rimasto quello di sempre, un nominificio - sostiene l'ormai ex giudice -. Io per prima cosa sposterei il Csm da Roma per ridurre le occasioni malsane di incontro. Per questo mi sono sempre tenuto lontano dalle correnti. Del resto penso che il lavoro del magistrato sia essenzialmente individuale, un esercizio di coscienza nel senso umanistico del termine e la presenza oppressiva di gruppi stabili di magistrati organizzati in partiti sia già di per sé una stortura. Allo stesso modo non sono mai stato interessato ad incarichi direttivi. Sono ruoli quasi sempre burocratici e quasi inutili. Invece - conclude - quello che mi è sempre interessato è capire e intervenire sulla realtà della nostra città, fare qualcosa di utile, tentare di trasformare qualcosa di male in bene".
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