"La caratura mafiosa del sodalizio ferrarese - che operava come gruppo autonomo ed organizzato diffusamente esteso anche in altre località del territorio nazionale, quali Parma, Padova, Vicenza, Venezia e Torino - risulta incontrovertibilmente acclarata". Così scrivono i giudici del Tribunale di Ferrara nelle 288 pagine di motivazione per le 17 condanne a pene per 230 anni e 5 mesi totali di reclusione arrivate il 7 giugno scorso nel processo ai membri del cult nigeriano Vikings Arobaga. Altre condanne arrivarono già con gli abbreviati in udienza preliminare a Bologna. Per i giudici ferraresi è "indubbio il carattere mafioso dell'associazione Arobaga Vikings, essendo stata acclarata la sussistenza dei tre requisiti specifici richiesti per differenziarla da una comune associazione per delinquere", ovvero la forza di intimidazione, l'assoggettamento e l'omertà. Tra le caratteristiche rilevate, la presenza di una struttura gerarchica, l'uso di un linguaggio in codice e di segni distintivi (come il colore rosso e richiami ai vichinghi). A Ferrara, ma non solo, la figura di spicco era quella di Emmanuel Okenwa, detto Boogye (o Bugi e Pape), che comandava l'area e che era anche una delle figure di vertice dell'organizzazione nazionale. L'indagine, condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dal pm Roberto Ceroni della Dda di Bologna e chiusa nel 2020, ha preso le mosse dal tentato omicidio di Stephen Oboh, leader del gruppo rivale Eiye, nell'agguato con machete avvenuto il 30 luglio 2018 in via Olimpia Morata nell'ambito di un lungo regolamento di conti per una partita di droga non pagata da un membro dei Vikings e per una più generale lotta per il controllo del territorio.
Fonte: Ansa