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Non ci può essere alcun “futuro libero e democratico laddove permangono zone d’ombra e opacità che impediscono ai cittadini di avere piena contezza di quanto fin qui avvenuto all’interno della Pubblica amministrazione".
Così scrive Walter Ferrari, portavoce del Coordinamento Lavoratori del Porfido in un comunicato stampa in merito ad un incontro pubblico che avverrà il prossimo 28 novembre al teatro di Lona Lases (il paese al centro della maxi inchiesta sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta in Trentino) intitolato "Infiltrazioni mafiose, analisi e difesa del territorio per un futuro libero e democratico", che vedrà anche la partecipazione del commissario del governo per la Provincia di Trento, Filippo Santarelli. Un evento passato quasi del tutto in sordina.
Lo stesso Santarelli era stato invitato nel Comune cembrano, con una lettera aperta scritta da Vigilio Valentini (ex sindaco di Lona Lases), Graziano Ferrari (ex consigliere comunale di Lona Lases), Evelina Molinari e Walter Ferrari, lo scorso 30 ottobre.
"Vista la reiterata indisponibilità del dott. Santarelli nell’avviare l’iter per una Commissione d’accesso, prerogativa del Prefetto, gli abbiamo dunque chiesto di venire a Lona-Lases (ma sarebbe giusto si recasse anche ad Albiano visto che di entrambe i comuni si parla in riferimento al ‘locale di ‘Ndrangheta’) ad illustrare alla comunità le motivazioni della sentenza (del processo Perfido da poco concluso in primo grado ndr) e ad argomentare circa l’opportunità o meno di adottare le misure necessarie per verificare l’eventuale avvenuto inquinamento degli atti amministrativi. Ecco perché - si legge nel comunicato - lo scorso 30 ottobre abbiamo inviato una lettera aperta al Commissario del governo chiedendogli, essendo state depositate tali motivazioni da due settimane, di mantenere la parola data. Sinceramente pensavamo che egli ci rispondesse per comunicarci la sua eventuale disponibilità e che il Commissario straordinario ci contattasse per concordare anche una nostra eventuale collaborazione ad organizzare tale incontro (visto che avevamo espresso la nostra disponibilità in tal senso), ma così non è andata".
Nel comunicato viene inoltre ricordato un incontro del primo agosto avvenuto tra Water Ferrari, dei consiglieri provinciali Alex Marini e Filippo Degasperi: in quella occasione il "Commissario del Governo si era riservato di leggere le motivazioni della sentenza di condanna in primo grado degli imputati nel processo 'Perfido' (conclusosi da pochi giorni) prima di prendere una decisione in merito alla richiesta di invio a Lona-Lases di una Commissione d’accesso. Una richiesta, quella dell’invio di una Commissione d’accesso (prevista per altro nel vigente TUEL), che come Coordinamento Lavoro avevamo già avanzato in altre due precedenti occasioni, al dott. Bernabei prima e allo stesso dott. Santarelli poi. In entrambi i casi ci era stato risposto che occorreva attendere l’esito del processo (cosa in realtà non necessaria in quanto l’art. 143 del TUEL specifica che 'per giungere allo scioglimento non è necessario che siano stati commessi reati perseguibili penalmente oppure che possano essere disposte misure di prevenzione, essendo sufficiente che emerga una possibile soggezione degli amministratori locali alla criminalità organizzata') e nell’ultimo incontro, a processo conclusosi con la condanna degli imputati per 'associazione a delinquere di stampo mafioso' (art. 416 bis c.p.), tale condizione non era più sufficiente. Nonostante, si sottolinea, tra i condannati in primo grado vi siano due ex amministratori locali (uno dei quali ha rivestito anche la carica di assessore alle cave nella giunta presieduta dal sindaco Marco Casagranda) e per l’altro sia stato confermato il voto di scambio politico-mafioso nei confronti dell’ex sindaco Roberto Dalmonego (che risulta indagato per tale reato)!"


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Le motivazioni della sentenza 'Perfido'
Il coordinamento, in un comunicato del 19 novembre (che riportiamo in seguito per intero), ha voluto fornire ai cittadini alcuni elementi di conoscenza rispetto a quanto fin qui accertato nelle sentenze emesse dal Tribunale di Trento in merito all’indagine “Perfido”.
Precisiamo che si tratta di sentenze di condanna in primo grado e pertanto, per gli imputati condannati, vale ancora la “presunzione di innocenza”. Tuttavia da tali sentenze si evincono fatti che necessitano, a nostro avviso, senz’altro ulteriori chiarimenti atti a verificare il possibile inquinamento degli atti amministrativi assunti in questi anni dalle amministrazioni locali della zona del porfido, in primis Lona-Lases. Questo al fine di non colpevolizzare indistintamente l’intera comunità con lo stigma della presenza mafiosa (e tanto meno la sola comunità di Lona-Lases), bensì al fine di chiarire le eventuali specifiche responsabilità e poter avviare un percorso di risanamento democratico senza le troppe zone d’ombra che, ancor oggi, caratterizzano la vita amministrativa dei comuni della zona del porfido. Un percorso all’insegna della giustizia riparativa di comunità, che porti ad una riconciliazione, ha però bisogno di fondarsi su una corretta informazione accompagnata da una adeguata formazione in merito alle questioni fin qui emerse; percorso fino ad ora non intrapreso.
Le sentenze di condanna emesse dal Tribunale di Trento a seguito di giudizio abbreviato nei confronti di tre imputati, la prima in data 11 febbraio 2022 (confermata in appello) e la seconda il 19 dicembre 2022 (il cui appello è fissato per il 5 dicembre), hanno riconosciuto una “propaggine organizzativa (Locale) di tipo mafioso ‘ndranghetista’ con riferimento alle cosche calabresi di provenienza Serraino, Iamonte, Paviglianiti stanziali nei paesi di Cardeto, Bagaladi, Melito Porto Salvo e Reggio Calabria, associazione fondata su legami familiari e parentali, di solidarietà, - messa a disposizione reciproca – e di comune provenienza geografica dotata di relativa autonomia decisionale, con sede in Valle di Cembra ed operante sul territorio trentino, stabilmente strutturata nelle attività economiche degli imputati”. Agli imputati sono stati addebitati anche ‘reati contro la libertà di voto, al fine di condizionare l’azione politico-amministrativa dei rappresentanti politici locali ed attraverso l’avvicinamento, tramite’ una ‘figura cerniera (…), dei rappresentanti delle più elevate cariche istituzionali locali al fine di condizionarne l’azione ed ottenere mirati vantaggi’.
Il tutto ‘con la aggravante che si tratta di associazione armata, avendo gli imputati la disponibilità attuale ed anche potenziale di armi da sparo comuni e da guerra, depositate in luoghi occulti. In Lona-Lases e Albiano ed altri luoghi (TN) da data imprecisata fino al 15 ottobre 2020’.
Nelle motivazioni relative alla prima sentenza il giudice afferma che 'può rilevarsi che si è trattato di un lento e silente ingresso nella realtà trentina, sia con attività illecite che con l’inserimento di capitali e con la gestione di attività lecite (sia pure esercitate in parte con strumenti illeciti'.
Tra le condotte anomale vengono descritte 'la creazione di rapporti di lavoro improntati a forme schiavistiche di sfruttamento, l’estensione ai rapporti della consorteria con la politica e le istituzioni, nel dichiarato tentativo di ottenere forme di protezione'.
'Si è tentato l’approccio – scrive il giudice – con una serie di soggetti istituzionali portati avanti dai componenti che all’esterno potevano apparire più “rispettabili” ed in particolare caratterizzati dallo svolgimento di attività formalmente lecite'. E più oltre: 'Fa poi parte di tale secondo livello la serie di attività illecite compiute nei rapporti con la politica e in particolare l’intervento in sede elettorale'. Evidenziando che 'per i rapporti con le istituzioni (…) uno specifico intervento riguarda la Stazione Carabinieri competente per territorio' e aggiungendo come 'Una ulteriore modalità di inserimento emerge per il ruolo specifico riconosciuto alla figura di Carini, in grado di creare collegamenti e connessioni con il mondo della politica, delle Forze dell’Ordine, della magistratura e, più in generale con una serie di persone di vertice (un notaio, un primario dell’Ospedale pubblico cittadino, un vice Questore, etc.)'.
In quelle relative alla seconda troviamo inoltre precisato 'che il fenomeno associativo trae origine dall’insediamento in Trentino, a cominciare dagli anni ottanta, di persone di provenienza dalla stessa zona della Calabria (…), sovente legate da vincoli parentali (...)'; soggetti 'in molti casi costretti ad abbandonare i paesi di origine per sfuggire alle cosche rivali o alle forze dell’ordine'.
Questi soggetti avrebbero gradualmente creato 'una situazione di assoggettamento e di omertà mediante il ricorso sistematico all’intimidazione e all’infiltrazione di propri membri nel tessuto sociale e riuscendo al contempo a conseguire cariche istituzionali, ricoprendo ruoli strategici nei consigli comunali e nelle amministrazioni separate degli usi civici (ASUC)'.
Nelle 180 pagine delle motivazioni relative alla sentenza del troncone principale del processo ‘Perfido’, emessa il 27 luglio scorso, a pag 31 si legge che l’attività volta all’acquisizione di aziende 'si accompagna, parallelamente ad un progressivo e sempre maggiore controllo del territorio (grazie anche alla condotta compiacente della stazione locale dei Carabinieri) sia tramite l’utilizzo di metodi gravemente intimidatori (es. lesioni, estorsioni), sia attraverso l’acquisizione di cariche amministrative comunali ovvero tramite collegamenti e contatti con figure politiche o istituzionali operanti non solo in ambito locale, ma nell’intera Provincia'.
Quindi a pag. 144 si entra nel merito proprio delle vicende avvenute in questo comune affermando come 'B. P. si sia accordato direttamente con D. R. per costituire una lista elettorale da presentare per le elezioni comunali di Lona-Lases del 2018, garantendo il sostegno del gruppo calabrese ed attivandosi concretamente per consentire la vittoria delle relative liste elettorali. Sono evidenti l’attivismo del B. (il quale si è preoccupato di reperire le firme per la presentazione della lista, ha scelto i rappresentanti di lista e si è prodigato per consentire il raggiungimento del quorum), così come i contatti, pressoché continui che lo stesso ha intrattenuto con il D. (significativa, al riguardo, è altresì, la conversazione del 28 maggio 2018 nel corso della quale i due paiono ben consapevoli delle polemiche e delle preoccupazioni che sono sorte in ambito locale dal fatto che sono stati indicati dei personaggi già noti alle cronache criminali. (…) Tali elementi inducono quindi, a ritenere provato che vi sia stato un accordo tra B. P. (esponente diretto della consorteria attiva ed operante a Lona-Lases, il quale era direttamente interessato alla sua elezione e ad una possibile nomina nella futura Giunta comunale) e il D. per garantire il sostegno e la vittoria elettorale di quest’ultimo; con la conseguenza che può ravvisarsi una responsabilità penale in capo a tale imputato'.
Ora, ci pare evidente che l’intera comunità trentina debba allarmarsi ed interrogarsi, sostenendo la nostra richiesta affinché il Commissario del Governo relazioni al Ministro dell’Interno, chiedendo l’invio di una Commissione d’accesso a Lona-Lases (ma pure ad Albiano risulta che questi soggetti  gestissero attività economiche, intrattenendo relazioni con imprenditori ed amministratori locali), al fine di far emergere eventuali inquinamenti degli atti amministrativi assunti in un quarto di secolo nel quale, questi soggetti, sono stati presenti all’interno dell’amministrazione locale. Un tale passaggio, peraltro, non prevede affatto, quale presupposto, la commissione di reati penali e tanto meno quindi esso dipende dall’esito di eventuali procedimenti penali, in quanto l’art. 143 del Testo Unico degli Enti Locali specifica che ‘per giungere allo scioglimento non è necessario che siano stati commessi reati perseguibili penalmente oppure che possano essere disposte misure di prevenzione, essendo sufficiente che emerga una possibile soggezione degli amministratori locali alla criminalità organizzata’.

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