Diciannove arresti con l'operazione "Borgata"
Cellulari e droga che venivano introdotti nel carcere Cavadonna di Siracusa grazie all'utilizzo di droni o nascosti nel cibo portato dai familiari. E' questo uno dei particolari investigativi emersi nell'operazione dei carabinieri di Siracusa che all'alba ha portato all'arresto di 19 persone indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio di sostanze stupefacenti e reati in materia di armi.
In un caso, i carabinieri hanno sorpreso due indagati mentre, a 270 metri dal carcere, avevano appena legato a un drone un involucro contenente 3 telefoni cellulari di piccolissime dimensioni col chiaro intento di recapitarli all'interno della struttura. Altri quattro smartphone criptati e involucri di stupefacente di cocaina e hashish sono stati trovati nascosti all'interno di calamari e barrette di cioccolata che stavano per essere consegnati ad una ditta di spedizioni per farli recapitare ad alcuni detenuti.
Nell'esecuzione dell'ordinanza emessa dal Tribunale di Catania, su richiesta della Dda, sono stati impegnati cento carabinieri del comando provinciale di Siracusa. Nello specifico i militari hanno smantellato un'organizzazione criminale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, crack, hashish e marijuana, che operava nel quartiere Santa Lucia, detto anche Borgata (da qui il nome all'operazione), a Siracusa. Dalle indagini del Nucleo investigativo, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, il gruppo "avvalendosi del carisma criminale dei suoi promotori si sarebbe imposto anche attraverso azioni violente e attentati dinamitardi e incendiari, come principale referente nell'importazione della cocaina nella città di Siracusa, rifornendo le altre piazze di spaccio del capoluogo aretuseo e mantenendo l'esclusiva nella zona della Borgata". La droga sarebbe arrivata anche dalla Calabria. Secondo gli inquirenti il gruppo avrebbe sostenuto economicamente i consociati in carcere e le loro famiglie. E non avrebbe esitato a compiere aggressioni fisiche ed atti di danneggiamento per recuperare i crediti vantati nei confronti degli acquirenti. Alcuni di questi avrebbero consegnato la propria carta prepagata sulla quale mensilmente era accreditato il reddito di cittadinanza fornendone anche il codice pin a garanzia della copertura del credito. Nel corso delle indagini è emerso che il gruppo avrebbe avuto la disponibilità di armi, e ciò ha permesso "al gip di contestare l'aggravante del carattere armato dell'associazione". Il giudice per le indagini preliminari ha disposto la custodia in carcere per quindici indagati e gli arresti domiciliari per altri quattro. Complessivamente, durante la fase investigativa, ci sono stati 17 arresti in flagranza per detenzione e spaccio di stupefacenti, sequestrati circa 7 kg di sostanza stupefacente del tipo cocaina, marijuana e hashish, somme di denaro pari a quasi 6 mila euro in contanti, 9 armi clandestine, un drone e 4 smartphone criptati di ultima generazione.