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La Consulta ridisciplina l’utilizzo di chat sequestrate. Ora i pm colti con le mani nella marmellata cercheranno di evitare sanzioni e proveranno a farsi riqualificare

Niente più sanzioni disciplinari o tirate d’orecchio dall’Anm per i magistrati e i giudici coinvolti nello “scandalo nomine” di Luca Palamara. E’ questo l’effetto della sentenza della Consulta sul caso delle chat del leader di Italia Viva Matteo Renzi sequestrate dai pm di Firenze nell’ambito dell’inchiesta “Open”. La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso dell’ex premier stabilendo che chat e mail avrebbero dovuto essere acquisite solo dopo il vaglio delle Camere, perché protette dalle garanzie costituzionali che tutelano la corrispondenza dei parlamentari. I giudici della Consulta, però, sono andati oltre: la segretezza di chat e mail va ricondotta sotto la tutela dell’articolo 15 della Costituzione, che non protegge solo i parlamentari, ma la generalità dei cittadini. Quindi anche quei magistrati colti con le dita nella marmellata. Va da sé, quindi che le chat circolate nel marasma del sistema Palamara, l’ex ras della corrente Unicost radiato dalla magistratura dopo lo scandalo dell’hotel Champagne, sono ora inutilizzabili.
L’effetto domino porterà quindi ad un’amnistia tutti i casi futuri in cui l’Anm dovrà esprimersi sulle chat con l’ex presidente dell’Anm Palamara. Non solo. Il pericolo è anche quello di riqualificare i vari sodali di Palamara sanzionati negli ultimi anni. Questi potranno usare il precedente per chiedere una "revisione" dei loro casi. Mentre potrebbe decidere di rientrare nell’Anm quella schiera di personaggi che invece, per scampare l’onta della sanzione, avevano preferito dimettersi. Secondo la Consulta, infatti, non si trattava di semplici documenti, ma di corrispondenza: per questo la Procura di Firenze che indagava sul caso “Open” non poteva acquisirli senza l’ok del Senato. Non solo la smacchiatura delle toghe sporche, questo inciso sull’acquisizione di chat ha già fatto ribaltare l’orientamento della Cassazione sul sequestro delle chat criptate con cui comunicano i narcos, segnala Il Fatto Quotidiano. Argomentando in base alla sentenza della Consulta (n° 170 del 27 luglio 2023), la Suprema Corte ha detto che per acquisirli non basta più un decreto del magistrato, ma serve l’autorizzazione del gip. Due ordinanze di custodia cautelare sono cadute e molti altri presunti criminali ora sperano di essere assolti. “Questa posizione potrebbe comportare il definitivo colpo di spugna sullo scandalo peggiore che ha colpito la magistratura italiana”, ha affermato Andrea Reale, giudice a Ragusa e membro del Comitato direttivo. “Immagino le decine di pusillanimi rivendicazioni di integrità morale da parte della platea degli incolpati condannati e, magari, la richiesta di re-iscrizione in Anm dei fuggitivi dimissionari dopo la deflagrazione di Magistratopoli”.

Foto © Imagoeconomica

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