E' prevista il 29 febbraio del 2024 la prima udienza del nuovo filone processuale per l'attentato fascista di Piazza della Loggia del 28 maggio 1974 che portò alla morte di otto persone e al ferimento di altre 102. A presiedere la Corte sarà il giudice Roberto Spanò, presidente della prima sezione, e alla sua 22esima Assise dal 2016 ad oggi. Il gup di Brescia Francesca Grassani ha rinviato a giudizio Roberto Zorzi, nato a Merano il 2 settembre 1953, ma cresciuto nel Veronese. Zorzi oggi vive negli Stati Uniti con passaporto americano e gestisce un allevamento di dobermann che ha chiamato 'Il Littorio'. È ritenuto l'esecutore materiale ed è accusato di concorso in strage con altri tra cui Carlo Maria Maggi, (condannato all'ergastolo e morto il 26 dicembre 2018) e Maurizio Tramonte, informatore dei servizi segreti che sta scontando in carcere l'ergastolo. Per la Procura di Brescia, Zorzi "ha partecipato alle riunioni in cui l'attentato veniva ideato, manifestando la propria disponibilità all'esecuzione dell'attentato e comunque - recita il capo di imputazione - rafforzando il proposito dei correi e cagionava una strage in piazza Loggia collocando un ordigno esplosivo in un cestino metallico porta rifiuti aderente ad una colonna dei portici delimitanti la piazza". "Siamo soddisfatti, noi chiedevamo il processo e il processo abbiamo ottenuto. Dimostreremo che le prove raccolte sono solide", ha commentato il procuratore aggiunto di Brescia Silvio Bonfigli, titolare della nuova inchiesta. Teste chiave sarà Ombretta Giacomazzi, che all'epoca frequentava ambienti di destra e militanti tra cui Silvio Ferrari che morì sulla sua Vespa mentre trasportava esplosivo nove giorni prima della strage di Piazza Loggia, e che nel corso delle indagini ha ricostruito le trame nere di quegli anni a Brescia.
Per Manlio Milani, fondatore della Casa della Memoria che il 28 maggio 1974 perse la moglie, "il dibattimento servirà per capire le ragioni e il contesto della Strage, soprattutto le coperture istituzionali di cui ha goduto. Un enorme contributo alla storia del nostro Paese, anche 50 anni dopo".
"Siamo fiduciosi che con il processo, con un'ampia istruttoria e una valutazione approfondita delle prove si arriverà a dimostrare che Zorzi con l'esecuzione della strage non ha avuto nulla a che vedere", ha detto l'avvocato veronese Stefano Casali che ha rappresentato l'imputato assente in aula. Tra le parti civili, con Palazzo Chigi che è stato definitivamente ammesso dopo la decisione in merito della Cassazione che ha definito "un provvedimento abnorme" la scelta iniziale del giudice di escludere il Governo, ci saranno ovviamente i familiari delle vittime di Piazza della Loggia. "Sarà un confronto per ampliare ulteriormente la conoscenza su quanto accaduto il 28 maggio del 1974. La volontà di non voler lasciare cadere nulla, di capire quali responsabilità e quali coperture. Questo processo avrà un grande valore, ci permetterà di conoscere quei rappresentanti della malavita istituzionale che hanno depistato per decenni", il commento di Manlio Milani, presidente della Casa della Memoria di Brescia e che nell'attentato perse la moglie Livia Bottardi. Milani attende ora la decisione di un altro giudice: lunedì prossimo davanti al gup del tribunale dei Minori di Brescia sarà celebrata l'udienza preliminare a carico di Marco Toffaloni, 16 anni nel 1974, oggi cittadino svizzero e anche lui ritenuto uno degli esecutori materiali della Strage di Brescia. Per la Procura minorile Toffaloni sarebbe stato in piazza quella mattina, con una foto agli atti e una perizia antropometrica a testimoniarlo. Mentre Zorzi è accusato di averne condiviso il piano. Entrambi gravitavano nell’orbita di Ordine nuovo, il movimento di estrema destra extraparlamentare sciolto in base alla legge Scelba per il divieto di ricostituzione del partito fascista.
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- Luca Grossi