Il professore e criminologo internazionale intervistato da Rai News
Le mafie hanno subito una mutazione: "Dalla forza intimidatrice frutto di violenza, assoggettamento e omertà, a una mafia corruttrice, silente, mercatistica e sempre meno violenta. L’art. 416 bis c.p., proprio per queste mutazioni genetiche, andrebbe rivisto per essere meglio applicato alle nuove organizzazioni criminali, che si distinguono nettamente da quelle di trent'anni fa ormai quasi scomparse". Sono state queste le parole del professore e criminologo internazionale Vincenzo Musacchio in un'intervista rilasciata su Rai News. "Mentre le mafie si evolvono continuamente, gli Stati restano immobili", ha osservato Musacchio, "con burocrazie elefantiache, gerarchie spesso inutili e lente nel prendere decisioni contro le mafie che, al contrario, sono molto agili, collegate in rete, molto flessibili e soprattutto sono in grado di rispondere rapidamente ai mutamenti economici, politici e sociali in atto. Con una mafia evoluta come l'attuale, senza interventi in ambito europeo e internazionale sulle economie occulte e sui paradisi fiscali, a cominciare dalla rottura delle relazioni economiche e dagli embarghi finanziari, non si va da nessuna parte poiché si combatte una 'guerra' persa in partenza", ha detto il criminologo ricordando che "le nuove organizzazioni mafiose hanno la capacità di saper cogliere e sfruttare celermente le trasformazioni politiche, economiche, sociali. Utilizzano abilmente le moderne tecnologie (in merito illuminante è il saggio di Gratteri-Nicaso ‘Il grifone’ che spiega come la tecnologia stia cambiando il volto della 'Ndrangheta) e dominano i mercati economici e finanziari su scala globale sfruttando ogni opportunità di profitto e realizzando una notevole espansione speculativa transnazionale. Hanno nel loro Dna la capacità di adattamento alla variabilità dei contesti in cui operano. Possiedono un importante tessuto relazionale anche a livello sovranazionale" di cui fa parte certamente anche la massoneria deviata. Per Musacchio "i rapporti tra mafie e massonerie deviate sono una questione molto complicata, forse più complessa di quanto accada in tutti gli altri rapporti intessuti dalla mafia con altri soggetti esterni. In Italia, la 'Ndrangheta e la mafia siciliana da sempre hanno nutrito interesse nei confronti delle massonerie. Lo dice la storia, i processi e varie Commissioni parlamentari antimafia che si sono succedute nel tempo, da ultima, quella presieduta da Rosy Bindi. Le interconnessioni tra mafie e massonerie emergono in modo palese in varie inchieste giudiziarie in Sicilia e in Calabria, soprattutto riguardo a fatti legati al condizionamento dell'azione dei pubblici poteri mediante corruzione", ha osservato. Ma al netto delle situazioni "oggi manca la volontà e soprattutto la competenza. Le forze politiche di Governo annaspano alla ricerca di un’identità perduta, la società civile è confusa. La lotta alla mafia non può non essere un tema nodale per il nostro Paese ma questo richiede progettazione e una capacità di legare insieme valori che rischiano di svuotarsi sempre di più e bisogni crescenti ma senza adeguata rappresentanza. Se si perde anche quest’occasione per creare una nuova legislazione antimafia che sia l’evoluzione di quella scritta da Falcone negli anni Novanta, il futuro vedrà la sconfitta dello Stato e la definitiva vittoria delle mafie".
Lo Stato nello Stato
"Le mafie proliferano laddove lo Stato è colpevolmente assente", ha detto il criminologo, "Le organizzazioni mafiose sono diventate capaci di dare risposte concrete ai cittadini, acquisendo in tal modo il loro consenso. Oggi, non occupano più temporaneamente quei vuoti, ma ne sono titolari stabili e, soprattutto, riconosciuti e sostenuti. Le nuove mafie hanno dato corso a una nuova fase della loro storia: “l’istituzionalizzazione”. Sono riconosciute come uno 'Stato nello Stato' e le "nuove mafie sono diventate potenti quanto i governi nazionali in molte parti del mondo. Hanno contatti criminali a ogni livello per cui sono diventate entità da studiare a livello geopolitico. Queste reti criminali sono organizzazioni influenti e consolidate, simili a una multinazionale, in grado di condizionare il modo in cui i Paesi interagiscono tra loro. In Italia, stiamo vedendo come le mafie utilizzano i proventi dei loro crimini per espandersi all’estero in molte attività lecite. Senza dubbio, la criminalità organizzata di oggi costituisce un vero fattore di potere e di condizionamento nell’ambiente politico, sociale, economico e finanziario globale".
Cosa nostra dopo Matteo Messina Denaro
"Dopo la caduta di Cosa Nostra governata da Totò Riina, la 'Ndrangheta è divenuta la mafia più potente d’Italia. La sua struttura granitica, la sua potenza economica e militare e il forte radicamento nel territorio ne fanno una multinazionale del crimine con ramificazioni nazionali e transfrontaliere. La camorra resta una struttura frammentata, oggi domina il clan Mazzarella e l'Alleanza di Secondigliano nell'area metropolitana di Napoli e il clan dei Casalesi, in fase di riorganizzazione, a Caserta e provincia. Cosa Nostra è attualmente in fase di ristrutturazione e riorganizzazione dopo la morte di Matteo Messina Denaro. Le mafie pugliesi sono emergenti e feroci sul modello creato a suo tempo da Raffaele Cutolo e da Totò Riina", ha detto Musacchio per poi affermare amaramente di non credere che "abbiamo fatto un buon lavoro dopo la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La lotta alla mafia, proprio come diceva Borsellino, non avrebbe dovuto essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni. Questo non è accaduto né dal punto di vista repressivo tantomeno da quello preventivo. La mafiosità invece di diminuire è aumentata relegando a un ruolo secondario il rispetto delle regole sociali. In una cultura di questo tipo lo sviluppo delle mafie ha trovato terreno fertile favorendo le collusioni con il potere politico, economico e finanziario".
Fonte: rainews.it
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