Il procuratore di Napoli interviene a margine del convegno di Intesa Sanpaolo e parla di giustizia e decadimento culturale
“Le mafie sono un problema culturale ed esistono perché trovano consensi, altrimenti sarebbe gangsterismo”. Lo ha detto il neo procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, durante il suo intervento al convegno intitolato “Etica, legalità ed economia: un approccio integrato ed efficace”, organizzato da Intesa Sanpaolo. Parlando con i giornalisti presenti al convegno, il noto magistrato ha voluto anche spiegare che esiste “una magistratura molto preparata e forze dell'ordine di prim'ordine”. Occorre “solo migliorare la sinergia e sono sicuro che ci siano le basi per fare belle cose”. Difatti, come un vero esperto del lavoro di squadra, capace di trasformare le differenze in opportunità, e dopo essersi adoperato per realizzare a Lamezia Terme l'aula bunker più grande del mondo occidentale in tempi record, ora, Gratteri, sembra che si stia preparando a dare il meglio di sé anche all’interno di una città tutt'altro che facile da gestire, ma già abituata a miracoli ed eccellenze: Napoli. Così, a poche settimane dal suo insediamento, il neo procuratore si è messo a lavoro fin da subito. “Sto facendo tantissimi incontri, tantissime riunioni, dall'alba al tramonto. Sto capendo tante cose - ha detto - e stiamo facendo sinergia per avere i migliori risultati”. Dopo aver ribadito il merito di chi lo ha preceduto rispetto agli ultimi arresti effettuati a Napoli, Gratteri ha voluto precisare: “Non prendiamoci meriti non nostri - ha ribadito - il compito del procuratore è mettere l'ufficio nelle condizioni di lavorare bene e in serenità, fare da parafulmine rispetto a tutto ciò che viene dall'esterno e coordinare bene le forze dell'ordine, in connessione con i sostituti”.
Le critiche al sistema giudiziario
Secondo Gratteri, il sistema giudiziario sta procedendo verso la direzione sbagliata. Durante il suo intervento, il procuratore capo di Napoli ha sottolineato la necessità di dover creare un sistema giudiziario all’altezza delle sfide che deve affrontare. “Bisogna stabilire se c’è la volontà di creare un sistema giudiziario proporzionato alla realtà criminale. La gente deve capire che denunciando gli si riesce a garantire un processo in un anno, non in 6 anni”. Poi - come ha rivelato il quotidiano “La Repubblica” - Gratteri ha commentato anche il ruolo dei magistrati fuori ruolo: “La giustizia non può essere un indotto. Abbiamo 250 magistrati fuori ruolo che non scrivono sentenze e non fanno pm, ma sono consulenti dei ministeri. Se ti serve un consulente al ministero - ha continuato - chiami un professore che ti costa la metà del magistrato. Così il magistrato fa il lavoro per cui ha vinto il concorso. Qui in Italia nessuno vuole fare il lavoro per cui ha vinto il concorso. Mettiamo 4 regole semplici, altrimenti siamo fuori”. In tal senso, il procuratore Nicola Gratteri, recentemente intervenuto a “Otto e Mezzo” (La7), ha ribadito ancora una volta la sua contrarietà rispetto ad alcuni punti che riguardano la riforma della giustizia promossa dal ministro Carlo Nordio. “La prima cosa che dovrebbe fare Nordio è scrivere un rigo: la riforma Cartabia va abolita”. Questo perché la riforma prevede diverse novità che, difatti, hanno rallentato i processi. “Abbiamo processi più lenti - ha spiegato - e ne avremo altri ancora più lenti nei prossimi anni”. Anche sul fronte delle intercettazioni, la situazione sembra essere in salita, a tal punto che lo stesso Gratteri l’ha definita “un vero scandalo”. Per spiegare meglio la natura di questo scandalo al pubblico di La7, il procuratore di Napoli ha utilizzato due validi esempi. “Se mi occupo di un’indagine per traffico internazionale di droga e intercetto due persone che parlano di corruzione a telefono, io non posso utilizzare quella conversazione, perché rientra nel processo relativo al traffico di droga e non in quello per corruzione. Invece - ha proseguito - anche in un processo di mafia, oppure di traffico di stupefacenti, io posso utilizzare un’intercettazione se qualcuno ruba del latte in un supermercato per necessità, perché il furto prevede l’arresto in flagranza. E’ una follia - ha tuonato Gratteri - stiamo facendo una giustizia di classe”.
I pericoli del decadimento culturale
Durante l’evento “Etica, legalità ed economia”, Gratteri ha affrontato anche il problema relativo al decadimento culturale che sta letteralmente consumando le giovani generazioni. Un vero e proprio regalo alle mafie, che da sempre traggono vantaggio nel colmare i vuoti che spesso si creano nelle vite di chi non è adeguatamente istruito, ma vede soluzioni facili in facili guadagni. “Le mafie sono un problema culturale. Quando a scuola parlo ai ragazzi, parlo di soldi, non di morale e di etica. Si è perdenti quando si parla di morale; si deve dire quanto guadagna un panettiere o un corriere della droga”. E ancora: “Un corriere, per portare una partita di droga a Milano, incassa 1500 euro e rischia 5 anni di carcere. Un idraulico - ha spiegato Gratteri - rischia al massimo di non essere pagato in tempo. Oggi, i ragazzi, grazie al consumismo, vedono i docenti come sfigati; il loro modello è il cafone con il Suv da 100 mila euro, quello è il modello vincente”. Ai giovani - ha sottolineato Gratteri - bisognerebbe parlare di temi che siano in grado di ricostruire senso critico ed empatia per il prossimo. “Passare delle ore in un luogo dove parlare con i tossicodipendenti, ad esempio, per capire come siano arrivati lì. Questo bisogna fare, non parlare con i filosofi che dicono che la marijuana non fa male”.
Foto © Deb Photo
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