Pubblicate le motivazioni della sentenza che ha condannato il ras dei voti siciliano
La sezione penale del tribunale di Trapani presieduta da Daniela Troja nelle motivazioni della sentenza che ha condannato il ras dei voti siciliano Paolo Ruggirello, l’ex deputato regionale passato dal centrodestra al centrosinistra, a 12 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, il 12 aprile scorso. “È emerso con tutta evidenza che Paolo Ruggirello, nel corso della propria carriera politica, ha sistematicamente potuto contare sul consenso elettorale fornito da autorevoli esponenti dell’associazione mafiosa trapanese, fra cui il pacecoto Filippo Coppola, il mazarese Michele Accomando, i campobellesi Giovanni Buraci, Vincenzo La Cascia e Filippo Sammartano, nonché i trapanesi Pietro e Francesco Virga”. A dare la notizia è Salvo Palazzolo su Repubblica. Ruggirello venne eletto la prima volta all’Ars con il movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo, nel maggio 2006. Nel 2012, fu confermato all’assemblea regionale con la lista “Nello Musumeci presidente”. L’anno successivo, transitò in “Articolo 4”.
Le indagini, coordinate dai sostituti Gianluca De Leo e Luisa Bettiol, dal procuratore aggiunto Paolo Guido, dicono che c’era un patto di scambio fra Cosa nostra e l’esponente politico: “La consorteria mafiosa per il tramite di propri associati o di soggetti ad esso contigui ha fornito il proprio appoggio all’elezione dell’imputato e quest’ultimo, deputato regionale, ha tenuto una condotta idonea a consentire a Cosa nostra di perseguire i propri fini criminali, offrendo un rilevante contributo al suo rafforzamento e consentendo l’ingerenza dell’associazione mafiosa nelle dinamiche amministrativo-politico sociali”.
“La capacità delle cosche mafiose di stringere rapporti con la politica nei diversi ambiti territoriali, locali, regionali e nazionali, e in momenti di uguale rilievo politico, cioè quello elettorale prima e quello istituzionale poi, ha permesso ai mandamenti mafiosi del territorio della provincia di Trapani, di mantenere ancora forte la propria forza criminale, esercitata al fine di conseguire un controllo occulto sulle istituzioni e sulle attività economiche”, afferma il Tribunale trapanese.
“L’esponente politico è stato un autentico referente politico” per i mafiosi, come si evince dalle intercettazioni. E, stando alla sentenza, “Articolo 4” è stato uno “strumento tecnico idoneo a consentire l’ingresso nelle istituzioni di soggetti graditi alla consorteria mafiosa e, in ultima analisi, ad incrementare seriamente le possibilità di Cosa nostra di influenzare lo svolgimento della vita democratica locale”.
L’ex deputato regionale si è rivolto al mafioso Carmelo Salerno non soltanto per questioni politiche. I due si scambiavano vari favori. Ruggirello si interessò per fare assumere come guardia giurata il fratello dell’amante del boss. Assunzione bloccata da “cause non dipendenti dalla volontà di Ruggirello”, scrivono i giudici. L’allora deputato regionale si spese anche per raccomandare una ditta vicino a Salerno, che avrebbe dovuto fornire arredi all’Ars.