Più della metà delle imputazioni del processo sul “Sistema Montante” stanno per estinguersi per intervenuta prescrizione.
Una delle condanne è stata inflitta con rito abbreviato proprio all’ex paladino dell’antimafia Antonello Montante; condannato a 5 anni in Appello l’ex responsabile della security di Confindustria, Diego Di Simone; una condanna di 3 anni e sei mesi è stata emessa per il sostituto commissario Marco De Angelis, mentre sono stati assolti il colonnello della Guardia di Finanza, Gianfranco Ardizzone, che in primo grado era stato condannato a 3 anni, e il questore Andrea Grassi, in primo grado un anno e 4 mesi.
L’imminente prescrizione, come riportato dal ‘Fatto Quotidiano’, di numerosi capi di imputazione è stata provocata dalla decisione del giudice Francesco D’Arrigo di riunire in un unico maxi processo le contestazioni di due filoni investigativi nonostante l’opposizione del sostituto procuratore Maurizio Bonaccorso, e dei legali di alcuni imputati e delle parti civili: da una parte il principale processo su Montante e dall'altra il filone "politico" in cui è coinvolto l'ex presidente Rosario Crocetta, arrivato a dibattimento solo nell’aprile 2022.
A Novembre dovrebbe cadere l'accusa di rivelazione di segreto d’ufficio per il governatore Renato Schifani, il docente universitario Angelo Cuva, gli 007 Arturo Esposito e Andrea Cavacece, l’ex comandante della Dia di Caltanissetta, Giuseppe D’Agata, e il vice soprintendente di polizia Salvatore Graceffa.
Quest’ultimo ha visto prescrivere anche l’accusa di accesso abusivo al sistema informatico.
Sempre nel mese di Novembre dovrebbe scattare la prescrizione per Angelo Mistretta, anche lui accusato di aver distrutto documenti sensibili per l’indagine aiutando così Montante.
Può rischiare la prescrizione anche l’imputazione per rivelazione di segreto per il sindacalista Maurizio Bernava.
Nelle precedenti udienze, inoltre, il giudice Francesco D’Arrigo aveva certificato la prescrizione dall’accusa di associazione per delinquere per l’ex questore Arturo De Felice e Gaetano Scillia, già capocentro Dia a Caltanissetta, quelle di simulazione di reato per l’imprenditore Salvatore Calì e il dirigente di Confindustria, Carlo La Rotonda, mentre ha rinunciato alla prescrizione il tenente colonnello Letterio Romeo, accusato di soppressione, distruzione o occultamento di atti pubblici.
Non si procederà, riporta il ‘Fatto Quotidiano’, nemmeno per la presunta truffa di Montante in concorso con l’ex assessora regionale Linda Vancheri e l’ex presidente di Confindustria Caltanissetta, Carmelo Turco.
A cadere anche le accuse di favoreggiamento per i fratelli Andrea e Salvatore Calì.
L’imprenditore Rosario Amarù, e le due collaboratrici di Montante, Carmela Giardina e Rosetta Cangelosi, dovranno invece attendere almeno fino al 2025 per vedere cadere le accuse di favoreggiamento.
Attualmente risulta ancora in piedi l’incriminazione per associazione per delinquere: accusa condivisa da 15 imputati tra cui l’ex presidente Crocetta, le sue ex assessore Vancheri e Maria Lo Bello, l’ex commissario Irsap e oggi sindaca di Naro, Maria Grazia Blandara, l’ex comandante D’Agata, il luogotenente Mario Sanfilippo e il maggiore della finanza Ettore Orfanello, l’ex direttore dell’Aisi Esposito, e gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco. Restano imputati anche il governatore Schifani e il professor Cuva, accusati di concorso esterno in associazione a delinquere, l’ex assessora Lo Bello per concussione. Infine ci sono anche i 12 imputati che rispondono di corruzione, tra i quali anche l’ex presidente Crocetta e le sue assessore.
L'udienza del 23 ottobre
Nel maxiprocesso sul Sistema Montante, celebrato il 23 ottobre a Caltanissetta con l'accordo tra procura e difesa, sono state acquisite le note firmate dal segretario generale della Regione siciliana, Maria Mattarella (che è arrivata in aula ed è stata subito congedata). In seguito, sono state prese in considerazione le sommarie informazioni di Armando Iacona, attuale direttore dell'INPS di Enna, e quelle di Loredana Lauretta, segretaria di Rosario Crocetta. Sono state acquisite le sommarie informazioni che ha reso durante le indagini. In risposta alle domande dell'avvocato Giacomo Ventura, difensore dell'imprenditore Carmelo Turco, Lauretta ha ricordato che era "presidente del comitato elettorale e mi occupavo della raccolta delle candidature. Per i contributi, me ne occupavo io." Durante il racconto di quel periodo politico, ha aggiunto: "La candidatura di Crocetta fu molto inusuale, mentre per le Europee fu una forzatura. Quella delle Regionali fu complicata perché non era prevista. Una candidatura nata dalle pressioni provenienti dalle persone che venivano in segreteria ogni fine settimana." Parlando dei contributi, Loredana Lauretta ha riferito che avvenivano solo attraverso assegni o bonifici, e il partito riceveva il 50% dei contributi della campagna elettorale ogni anno. In risposta alle domande di Vincenzo Lo Re, difensore di Rosario Crocetta, Lauretta ha dichiarato di aver incontrato l'imprenditore Marco Venturi. "Ricevetti una telefonata da Lumia che mi disse di incontrare Venturi, ma io gli dissi che non c'era bisogno poiché avevo fornito tutte le indicazioni. Lumia mi rispose che Crocetta non poteva evitare l'incontro e che dovevo andare. Sono andata perché dovevo visitare anche la tipografia accanto alla Sidercem di Venturi. Gli ho fornito l'IBAN e mi disse che si sarebbe occupato del resto." Lo stesso Venturi, che è parte civile nel procedimento penale, avrebbe anche comunicato alla segretaria di Crocetta che voleva organizzare degli appuntamenti. La testimone ha reagito in modo brusco quando è stato menzionato il possibile scambio di somme in contanti. "Sono dichiarazioni disoneste. Sarei stata una persona ingenua e senza interessi a compiere una simile azione," ha dichiarato, "durante la campagna elettorale, più fondi si raccolgono, meglio è, perché lo Stato rimborsava il 50% delle donazioni tracciate e un euro per ogni voto ricevuto ogni anno." La testimone ha affermato che l'imprenditore Rosario Amarù non frequentava l'ufficio di Crocetta "a causa di una mancanza di affinità politica." Ha anche aggiunto: "Un'altra persona, che aveva fatto una donazione (poi restituita), desiderava essere inclusa nell'elenco." In risposta alle domande dell'avvocato Giuseppe Panepinto, difensore di Antonello Montante, la testimone ha sostenuto che Crocetta non aveva ricevuto contributi dall'imprenditore Montante o dalle sue società.
Foto © Imagoeconomica
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