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Si insedierà dopodomani il neo procuratore della repubblica di Napoli Nicola Gratteri. Il magistrato lascia così la procura di Catanzaro ma, ha assicurato in un intervista su 'La Stampa', che “ci sono magistrati di altissimo livello che continueranno a mantenere alta la guardia nella lotta contro la 'Ndrangheta", una mafia "che ormai è presente in 50 paesi grazie alle asimmetrie normative che caratterizzano l'azione di contrasto globale alle organizzazioni mafiose".

In Campania Gratteri troverà una mafia "più visibile, che vive più per strada rispetto alla 'Ndrangheta. È la mafia più antica che però in provincia non è poi molto diversa da quella calabrese. Ovviamente, mi metterò a studiare per non farmi trovare impreparato. Ma comunque potrò avvalermi di colleghi intelligenti e preparati e di investigatori capaci e tenaci. Il nostro è un lavoro di squadra", ha detto, ribadendo che nelle indagini non guarderà in faccia a nessuno e che "nonostante certa rappresentazione cinematografica, Napoli non è solo questa mafia o conflitto tra il male e il peggio. Ci sono tantissime persone che vogliono riscattare la propria terra dal malaffare e dalla criminalità organizzata".

Per questo il nuovo procuratore della repubblica ha posto l'accento sulla necessità di "investire nelle scuole e nella ricerca. Bisogna strappare i giovani dalla marginalità, creando prospettive di sviluppo. Le manette e le sentenze non bastano", ha sottolineato.

Eppure non tutti sono stati favorevoli alla sua candidatura, arrivando anche a raccontare delle falsità e a classificarlo come "un padre padrone", "giustizialista" e "sceriffo".

Il magistrato non la pensa così: "Non mi sento affatto un giustizialista. Lavoro sempre con il codice in mano. Se poi essere sceriffo, significa circondarsi di ottimi investigatori, chiamatemi pure sceriffo. Io faccio il magistrato. E lo faccio con passione e determinazione".

"Sono pagato per lavorare - ha poi aggiunto - non per il consenso delle persone. Ho rispetto per tutti. Ascolto tutti. Ma poi decido. Sono decisionista, è nella mia natura" ha detto ricordando la solidità del lavoro svolto: "Sono in magistratura dal 1986. Di inchieste ne ho fatte tante. E non si sono concluse tutte con scarcerazioni e assoluzioni. Tanto è vero che vengono citate sempre due o tre, a fronte di centinaia di indagini da me svolte".

Il Procuratore di Napoli ha ribadito quello che aveva già detto in merito alla riforma Cartabia: è la riforma peggiore della storia e che andrebbe abolita? "Certamente, non rinnego nulla di quello che ho detto. Ripeterei ogni cosa per filo e per segno. Oggi a darmi ragione sono in tanti". "Le riforme devono migliorare la situazione, non peggiorarla. Con la riforma Cartabia si rischia di tornare indietro. E poi ancora nessuno mi ha spiegato, rispetto alla improcedibilità, la creazione di corsie preferenziali solo per reati con detenuti come quelli mafiosi e non per quelli contro la pubblica amministrazione che non avendo imputati detenuti rischiano di non arrivare a processo".

Fonte: lastampa.it

Foto © Imagoeconomica

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