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Il Procuratore di Palermo è intervenuto durante la Festa dell’Unità organizzata dal Partito democratico

Noi oggi abbiamo un sistema antimafia che in questi anni si è affinato, in particolare nella lotta e al contrasto a Cosa nostra. La mafia che fin qui conosciamo, quella violenta e criminale dei corleonesi, dopo l'arresto di Messina Denaro, sicuramente non c'è più. Oggi, Cosa nostra si muove su tre linee di indirizzo. La prima è quella di ricostituire i propri vertici, ed è legata alla situazione economica: non è ricca come lo era in passato. E il sistema migliore è investire sul traffico di stupefacenti. La presenza dei territori continua a essere pervasiva e a controllare pesantemente la condizione economica dei luoghi in cui agisce”. Lo ha detto il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, durante l’evento organizzato dal Partito democratico nell'ambito della Festa dell'Unità, dal titolo: “La mafia ha cambiato volto. E l'antimafia?”. Così, durante l’incontro che ha visto, tra l’altro, anche la partecipazione del presidente della commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici, oltre che dei componenti della commissione nazionale antimafia, Enza Rando e Peppe Provenzano, il Procuratore di Palermo è tornato a parlare del ‘dopo’ Messina Denaro. D’altronde, lo stesso de Lucia, diversi giorni fa, durante il congresso nazionale di Area Democratica per la Giustizia, la corrente progressista della magistratura, ha ribadito che la lotta alla mafia è tutt'altro che finita, dal momento che, “con l'arresto del boss Matteo Messina Denaro, lo Stato ha messo a segno una vittoria importante, ma la lotta alla mafia è tutt'altro che conclusa”. Durante il dibattito, de Lucia ha speso qualche parola anche sugli effetti che potrebbero verificarsi qualora venisse modificata la legislazione antimafia: “La legislazione che abbiamo avuto e che abbiamo tuttora è fondamentale. Quando mi chiedono se e cosa si può cambiare, semplicemente rispondo: per favore, non toccate niente. Se non si ha uno sguardo d'insieme sul sistema di contrasto alla criminalità mafiosa, qualunque punto si tocca rischia di mettere in crisi lo stesso sistema”. Infine, a poche ore dalla notizia che ha ufficializzato l’erogazione della terza rata del Pnrr, da 18,5 miliardi, il Procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, parlando di appalti, ha spiegato: “Il Codice degli appalti è un problema, leva le soglie e consente una serie di meccanismi. In Sicilia sono 3.138 le stazioni appaltanti che a me risultano, tra cui alcuni comuni con una popolazione assai ridotta: questi sindaci sono i primi a diventare vittime di pressione mafiosa”. E ancora: “Se oggi il problema è salvare i fondi Pnrr per non perderli - ha concluso - è un problema anche quello di evitare che questi diventino bottino delle organizzazioni mafiose”.

Fonte: Adnkronos

Foto © Imagoeconomica

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