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Caro Mauro, oggi, e come ogni anno da quel 26 settembre del 1988, un po’ dovunque  amici, compagni, familiari - e forse anche qualcuno che non ti amava tanto ma che pensa di pulirsi così la coscienza - ricordano il sacrificio estremo a cui una società violenta e vile ti ha condannato. E proprio oggi, anche io nel mio piccolo voglio ricordarti  rivolgendomi direttamente a te. Caro Mauro, proprio in queste ore è morto il boss Matteo Messina Denaro, morto da vile, da omertoso, ma soprattutto nella solitudine a cui tutti i criminali mafiosi sono condannati: figlio di Francesco Messina Denaro, boss trapanese che, stando alla massima sentenza contro i tuoi assassini, è stato colui il quale ha ordinato la tua uccisione. Vincenzo Virga, altro mafioso di alto rango, sconta diversi ergastoli tra cui quello per la tua morte. Gli esecutori materiali probabilmente o saranno già morti o saranno in carcere anche se la giustizia non li ha raggiunti. Insomma...un elenco che continuerebbe ancora ma che purtroppo si ferma sui veri mandanti, sulle menti raffinatissime che hanno, in quella sera di settembre a Lenzi, ordinato alla mafia di mettere fine al tuo passaggio terreno.

Ma noi, tutti coloro i quali, pur senza averti conosciuto direttamente, si sono battuti e continuano in questi lunghi anni a battersi per una piena verità, non mollano,e anzi, andiamo avanti con più forza. La tua grande ironia, il tuo alto senso di giustizia, il tuo amore e rispetto per il mondo, li hanno già seppelliti caro Mauro e continuano a farlo, ogni volta che il tuo viso sprezzante e sornione appare in quei redazionali di repertorio di RTC (la tv in cui denunciavi il malaffare trapanese in quegli anni), hai già vinto, li hai sopraffatti. Lo so, la tua assenza ha il sapore amaro, amarissimo, del vuoto che le persone “belle”, veramente “belle” come te, lasciano lasciano in bocca: l’esempio, però, ha dato mille fiori che stanno già sbocciando. Voglio chiudere dandoti la parola caro Mauro, ricordando uno dei tanti “Siparietti” da te ideati in tv: piccole rubriche in cui, nel bel mezzo del seguitissimo  telegiornale della sera, prendevi letteralmente per i fondelli la mafia, la politica, la massoneria e tanto altro, senza peli sulla lingua, senza paura nè timore reverenziale alcuno. Eri tu. Eri così.

Era il 25 settembre del 1988, la sera prima. Notiziario di RTC. Sigla di Siparietto con immagini e musiche tratte da “Totò direttore di banda” . La voce fuori campo (quella di Mauro) accompagna le immagini che scorrono: “Chissà che avranno mai pensato Leonardo Sciascia e Vassilis Vassilikos a sapere che i magistrati marsalesi hanno sequestrato i conti bancari di una quindicina di amministratori di quell’Ente teatro del Mediterraneo di cui loro, maître â penser, erano stati chiamati a far da garanti! La cultura è cosa grande assai e fa crescere la società, ma se a crescere sono i conti correnti allora c’è qualcosa che non gira per il verso giusto. Secondo i giudici, parte dei quasi due miliardi del progetto Mozia ’88 sarebbero finiti sui conti correnti di alcuni amministratori, il cui torto, in questo caso, sarebbe ancora una volta quello di tanti politici: l’arroganza, ove questo venisse mai accertato. Tutto il progetto Mozia lo avevano dedicato alla ricerca della luce, ora che i giudici cercano di fare luce sulla gestione dell’Ente, tutti a dirsi vittime di persecuzioni politiche. Naturalmente le accuse sono tutte da provare, ma questo è Siparietto, rubrica semiseria, e non abbiamo né Sciascia né Vassilikos come garanti, ma, almeno, che vogliamo far ridere lo diciamo subito”.

Ciao Mauro, e grazie…

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