A ottobre inizia la requisitoria nel processo contro Scotto e Rizzuto

E' davvero arrivato alle ultime battute il processo sulla morte del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio (uccisi in un agguato il 5 agosto del 1989), che vede imputati davanti alla Corte d'assise di Palermo (presidente Sergio Gulotta e a latere Monica Sammartino) il boss dell'Acquasanta, Gaetano Scotto, accusato di duplice omicidio aggravato in concorso e Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento. Il prossimo 16 ottobre, infatti, dopo la definitiva chiusura della fase istruttoria, avrà inizio la requisitoria della Procura generale, oggi rappresentata in aula dal Pg Lia Sava, e dai sostituti Domenico Gozzo e Umberto De Giglio. Oggi è stato definito il calendario delle udienze che si terranno presso la prima sezione della Corte di assise di appello di Palermo. Intanto il prossimo 5 ottobre si concluderà in appello il processo nei confronti del boss Nino Madonia che invece ha chiesto ed ottenuto il rito abbreviato.
Lo scorso febbraio la Procura generale aveva chiesto la conferma della condanna all'ergastolo emessa in primo grado. I magistrati nel corso della requisitoria avevano evidenziato come a determinare l'assassinio dell'agente fu il suo lavoro e in particolare l'incarico di dare la caccia ai latitanti. Non solo. Quel delitto "si svolge e giunge a tragico epilogo in un contesto peculiare". Ovvero "il fronte dei rapporti sommersi tra talune articolazioni delle istituzioni e mondo criminale lungo una linea di confine in cui hanno congiuntamente operato, interfacciandosi tra loro in un pericoloso gioco, talora doppio e talora mortale, soggetti che si relazionavano con esponenti mafiosi per finalità istituzionali di contrasto e di acquisizione di informazioni, ed altri che operavano, a fianco dei primi, per lucro personale o al servizio di finalità antistituzionali, con il pericolo costante di un cortocircuito mortale".
Nella sentenza del gup Alfredo Montalto, accanto alla vicenda della ricerca latitanti si sottolinea anche “una ulteriore possibile concomitante ragione dell'uccisione" era "collegata ad alcuni rapporti che Cosa nostra, e nel caso specifico la cosca dei Madonia, intratteneva con esponenti importanti delle forze dell'ordine soprattutto collegati ai servizi di sicurezza dello Stato".

ARTICOLI CORRELATI

Delitto Nino Agostino: la forza di padre Vincenzo e la ricerca dei 'pupari'

Fabio Repici: ''Alcuni dei mandanti del delitto Agostino compaiono nella sentenza Madonia''

Caso Agostino: 32 anni dopo nuovi barlumi di verità ma ora vanno scovati i “pupari”
   

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos