Di Matteo: “Rischiamo una magistratura attenta ai numeri e alle statistiche, piuttosto che a rendere giustizia”
Il gruppo dei 26 esperti, nominati dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha elaborato la bozza di decreto attuativo della riforma dell'ordinamento giudiziario, rischia di mettere in opera l’approccio sanzionatorio nei confronti dei magistrati; già avviato lo scorso anno con la proposta dell’ex Guardasigilli, Marta Cartabia. Il testo, infatti, si basa sulla valutazione dei magistrati e sui loro provvedimenti, sulla possibilità degli avvocati di valutarne la professionalità, e ridimensiona i fuori ruolo collocati nei ministeri e negli altri enti pubblici. Un vero e proprio “fascicolo per la valutazione del magistrato”, dunque, che prevede l’analisi dei dati e dei documenti utili per valutare le attività svolte dal togato, comprese quelle di natura cautelare, ma anche “la tempestività nell’adozione dei provvedimenti”, oltre alla “sussistenza di gravi anomalie in relazione all’esito degli atti e dei provvedimenti nelle fasi o nei gradi successivi”. Il documento che raccoglie queste informazioni dovrà essere esaminato dal Csm prima di valutare l’idoneità del magistrato.
Marta Cartabia
Nel caso in cui il magistrato dovesse ottenere due valutazioni negative di fila - ha reso noto “Il Fatto Quotidiano” - rischia di essere radiato dall'ordine. Questo “fascicolo del magistrato” è stato ideato durante la scorsa legislatura dal deputato di Azione Enrico Costa, prima di essere accolto dall’ex ministro Cartabia, ed è una delle ragioni che portarono l’Anm a indire una giornata di sciopero. L'associazione, a cui aderisce il 90% circa dei magistrati, ha manifestato forti preoccupazioni sugli effetti che un fascicolo delle “performance” potrebbe avere sui togati. Oltre al presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, che ha pronosticato una “coltre di conformismo giudiziario” e “magistrati impauriti” impegnati a “evitare guai di carriera”. Anche Nino Di Matteo, sostituto procuratore nazionale antimafia e già membro togato al Csm, ha lanciato l’allarme: l’effetto indesiderato potrebbe essere quello di burocratizzare in modo eccessivo la magistratura e “gerarchizzare i singoli magistrati”, rendendoli attenti solo ed esclusivamente “ai numeri e alle statistiche, piuttosto che a rendere giustizia”.
Nino Di Matteo
E ancora: “Il pm sarà disincentivato a condurre indagini che portano alla celebrazione di processi il cui esito non è scontato. Il pm perfetto sarà quello che si limiterà a esercitare l’azione penale nei casi di assoluta evidenza della prova, magari solo nei casi di flagranza del reato o confessione del reo”. Altro aspetto delicato che introduce la bozza di decreto attuativo della riforma dell'ordinamento giudiziario è il voto degli avvocati nei Consigli e sui pareri che vengono trasmessi a Roma, per fondare le valutazioni di professionalità dei magistrati. Un avvocato che “al mattino ha difeso il suo assistito in un processo di omicidio o strage, al pomeriggio verrebbe chiamato al Consiglio giudiziario - ha spiegato Di Matteo in audizione di fronte alla Commissione Giustizia del Senato - per rendere il parere sulla valutazione di professionalità di chi ha rappresentato l’accusa in quel processo o di chi ha emesso la sentenza”. Insomma, c'è il rischio che si possa spingere i magistrati a perseguire una carriera brillante a discapito della giustizia, il che, in un Paese moderno, dovrebbe invece rappresentare la priorità.
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