Dopo l’azione disciplinare per il caso Open, il Guardasigilli non invia gli ispettori contro i pm che indagano su Dell'Utri
“Allo stato non appare possibile affermare la sussistenza di condotte suscettibili di rilievo disciplinare poste in essere dai magistrati della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, idonee a giustificare l’attivazione di iniziative di carattere ispettivo di competenza di questo dicastero”. Con queste parole, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha rifiutato la richiesta avanzata da Forza Italia di inviare gli ispettori alla Procura di Firenze per l’indagine sulle stragi del ‘93, in cui sono indagati Marcello Dell’Utri e i due boss di Cosa nostra, i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Il rifiuto di Nordio è arrivato dopo che il 14 luglio scorso il forzista Pietro Pittalis ha firmato un'interrogazione parlamentare per chiedere l’intervento del Guardasigilli presso la Procura di Firenze, a causa di un articolo pubblicato dal quotidiano “La Repubblica”. Secondo Pittalis, nell’articolo di Repubblica sono stati riportati brani di “conversazioni fra soggetti terzi, estranei all’indagine, il cui contenuto non ha peraltro alcuna attinenza con l’indagine stessa e, men che meno, rilevanza sotto il profilo penale”.
Il ministro Carlo Nordio
E ancora: “La divulgazione a mezzo stampa di atti d’indagine e del contenuto delle intercettazioni costituisce una gravissima violazione di norme del codice di procedura penale e di quelle poste dall’ordinamento a tutela della privacy e dell’onorabilità delle persone, specie con riferimento, ai soggetti estranei all’indagine”. All’interrogazione ha fatto seguito anche una lettera pubblicata sul quotidiano “Il Giornale”, a firma di Marina Berlusconi, la quale ha chiesto ai pm fiorentini di smettere di indagare sulle stragi legandole a suo padre, Silvio Berlusconi, da lei stessa definito come un “padre perseguitato anche da morto”. Alla missiva ha replicato la premier Giorgia Meloni che ha ribadito: “Marina non è un soggetto politico”. Riguardo alle motivazioni che hanno spinto il Guardasigilli a rifiutare la richiesta di Pittalis, il ministro Nordio ha ribadito che nel decreto di perquisizione “erano riportati riferimenti a conversazioni oggetto di captazione elettronica (una sola delle quali veniva trascritta, in ragione della sua ritenuta rilevanza probatoria) intercorsi tra gli indagati, anche con soggetti terzi”. Nordio ha aggiunto che la Procura di Firenze “ha segnalato di non poter comunicare ulteriori informazioni al riguardo, ostando a ciò il segreto investigativo”. Per questo motivo - ha reso noto “Il Fatto Quotidiano” - non ci sono le condizioni per un’ispezione.
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