Cara Presidente Meloni, le scrivo in occasione della sua prossima visita a Palermo in occasione dell'anniversario della strage di via D'Amelio. Leggo che lei porterà in dote a Palermo un ramoscello d'ulivo alle associazioni antimafia dopo le polemiche sulla modifica del concorso esterno in associazione mafiosa. Eppure non più tardi di qualche settimana fa "il ramoscello d'ulivo" è servito per dare una scudisciata sulla schiena di chi, con coraggio civile, ha denunciato e testimoniato nei processi contro le mafie. È accaduto infatti che il suo collaboratore e fidato consigliere, Sottosegretario Alfredo Mantovano, ci ha negato un incontro per parlare delle problematiche relative ai testimoni di giustizia. Ricevere una "porta in faccia" non fa mai piacere e dimostra che il Governo, forse, non ha le idee chiare su come si debbano sostenere coloro che quotidianamente difendono la democrazia dal cancro delle mafie. Avremmo voluto avere una opportunità per parlare, per confrontarci ma il sottosegretario Mantovano, con la delicatezza che gli è universalmente riconosciuta, ha detto che non era di sua competenza parlare con i testimoni di giustizia senza nemmeno conoscere le ragioni della nostra richiesta di incontro. Semplicemente quell'incontro non doveva da farsi. Le chiedo, signora Presidente Meloni, ma se la lotta alle mafie, il sostegno agli imprenditori che denunciano, ai testimoni e collaboratori di giustizia, non è competenza del Governo a chi dobbiamo rivolgerci per essere ascoltati? Venga dunque mercoledì a Palermo ma ci faccia capire da che parte sta il suo Governo, quanto vale per lei l'onore degli onesti?
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Presidente Meloni, il suo Governo cosa ha da dire ai testimoni di giustizia?
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- Ignazio Cutrò