Si è svolta oggi l'udienza delle parti civili nel processo "Perfido", sulle infiltrazioni della 'Ndrangheta nel settore del porfido in Trentino. Nell'udienza sono state ribadite le ragioni di costituzione delle parti e le richieste risarcitorie, che ammontano a 500.000 euro per ogni ente pubblico costituitosi in giudizio (Provincia autonoma di Trento, Comune di Zona Lases, Ministero dell'interno e Presidenza del Consiglio dei ministri) e di 50.000 per gli enti privati (Fillea Cgil, Filca Cisl, Arci del Trentino, Libera e Altrotrentino). "La costituzione è motivata dalla volontà di intervenire in una situazione nella quale governano le organizzazioni criminali ed il mercato del lavoro diventa guasto e vengono lesi i diritti dei lavoratori, senza possibilità di intervento da parte dei sindacati, con danni per tutto il tessuto economico e affermazione della violenza, come accaduto nel caso del lavoratore di origine cinese ridotto in fin di vita", ha detto l'avvocato Giovanni Guarini, in rappresentanza di Fillea Cgil. Domani, martedì 18 luglio, iniziano le udienze per le arringhe dei legali della difesa, che proseguiranno fino a martedì 25 luglio (con l'eccezione di venerdì 21 luglio).
La sentenza, al contrario di quanto previsto, è attesa per mercoledì 26 luglio.
Cgil Trento, parte civile contro infiltrazioni nel porfido
"A un anno e mezzo dalla scelta di costituirci parte civile, oggi si è svolta in tribunale a Trento l'udienza delle parti civili. Il sindacato, con l'avvocato Giovanni Guarini, ha ribadito davanti al giudice le ragioni di quella decisione, che trovano fondamento nella volontà e nel dovere di difendere i diritti e la dignità dei lavoratori. Diritti e dignità che non hanno nessuna possibilità di essere esercitati in un contesto in cui comanda l'Ndrangheta" ha detto il segretario di Cgil Fillea del Trentino, Giampaolo Mastrogiuseppe, al termine dell'udienza. "Se un'azienda viene acquisita da un imprenditore 'ndranghetista è chiaro che in quella azienda nessun lavoratore avrà la possibilità di iscriversi al sindacato né tantomeno di provare a far valere i propri diritti visto che ad ogni legittima richiesta, anche quella apparentemente più ovvia, si risponde con la violenza - aggiunge Mastrogiuseppe -. L'organizzazione mafiosa danneggia l'economia sana e di conseguenza anche il lavoro, perché gli interessi criminali sono incompatibili con i diritti e la legalità. In quei contesti i lavoratori sono soli, sfruttati, senza alcuna possibilità di rivolgersi al sindacato per chiedere aiuto". Oggi Fillea ha chiesto dunque la "condanna di tutti e otto gli imputati e un risarcimento che, se accordato dal giudice, verrà destinato alla difesa dei lavoratori sfruttati e alla cultura della legalità".
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