Sul Dubbio, Laboccetta parte alla carica: “A Napoli non c’è bisogno di prime donne e protagonisti mediatici”
La possibilità sempre più concreta di un Nicola Gratteri a capo della procura più grande d’Europa, quella di Napoli, sta facendo drizzare i peli della schiena al “sistema”, inteso come quell’agglomerato di potere che lavora dietro le quinte in funzione garantista per salvaguardare carriere, correnti e poltrone dei soliti noti. Insomma tutta quella cloaca di gente che il procuratore capo di Catanzaro è riuscito a scalzare, indagare e far condannare da quando veste la toga. Lo stesso “sistema” che ha già fatto fuori, a suo tempo, Luigi De Magistris e altri pm coraggiosi. Lo stesso “sistema” di cui parla Luca Palamara da tre anni e che con questo governo sembra essersi persino rinvigorito. A Palazzo dei Marescialli la partita è aperta nonostante Gratteri sia favorito per la scrivania partenopea. Ma non sono affatto escluse sorprese. Del resto solo una settimana fa il Csm si era spaccato per la nomina del procuratore di Firenze (posto vacante da più di un anno dopo il trasferimento di Giuseppe Creazzo a Reggio Calabria). Due i candidati arrivati al ballottaggio: Ettore Squillace Greco (attuale procuratore di Livorno) e Filippo Spezia, vicepresidente dal 2017 di Eurojust. Entrambi hanno ottenuto 15 voti ma quest'ultimo l’ha spuntata grazie alla preferenza del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, il quale ha rotto la prassi istituzionale di astensione che solitamente (non c’è una norma che lo preveda) vede il vicepresidente del Csm non votare al plenum. Tornando alla corsa per la procura di Napoli. In lizza ci sono, oltre a Gratteri, anche Gimmi Amato (procuratore a Bologna) e Rosa Volpe (l’aggiunto che è reggente dell’ufficio partenopeo di cui aspira a diventare capo). In V Commissione il magistrato calabrese ha ottenuto quattro preferenze, gli altri una a testa. A differenza di Amato e Volpe, Gratteri non appartiene a correnti della magistratura. “Io non frequento il Csm, non frequento i bar vicino al Csm, non frequento le cene e i pranzi del Csm”, ha detto di recente. Gratteri non è tipo da compromessi e accordi. Scendere a compromessi “significa mediare al ribasso”, ripete come un mantra ogni volta che qualcuno lo accosta a qualche candidatura politica. Lo stesso vale per le correnti e le sue dinamiche. Questa sua autonomia e senso totale di indipendenza spaventa e non poco. Il “sistema”, infatti, lo ha già messo fuori dai giochi nel 2014 quando Matteo Renzi gli aveva proposto il ministero della Giustizia ma l’ex presidente Giorgio Napolitano si mise di traverso. Gratteri sarebbe stata una bomba ad orologeria in via Arenula. Troppo rischioso, e quindi Renzi ritrattò. Lo stesso è accaduto qualche mese fa quando Gratteri si era candidato alla guida dalla Direzione Nazionale Antimafia, quella che, tra le altre cose, si occupa di coordinare le procure nelle indagini sulle stragi di mafia. Gratteri, in caso di elezione, aveva infatti messo come priorità del suo nuovo ufficio la ricerca dell’agenda rossa di Paolo Borsellino. Non l’avesse mai detto. Anche qui, silurato dal “sistema”. Ora ci si riprova a tenerlo alla larga da nuovi posti di comando. Giusto qualche giorno fa il coordinamento delle camere penali calabresi ha proclamato l'astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per il 20 luglio. Motivo? Inaccettabile la violazione dei diritti degli indagati, la spettacolarizzazione delle operazioni di polizia giudiziaria e dei processi. Tutte accuse rivolte per lo più contro il procuratore Gratteri e la sua Dda. Attacchi che aprono la strada alla delegittimazione per la corsa alla guida della procura. Ed ecco infatti i giornali anti-pm che si scagliano con maggior vigore contro il procuratore. L’ex parlamentare e presidente di “Polo Sud” Amedeo Laboccetta sul Dubbio, il giornale degli avvocati, sbraita: “Negli ultimi 30 anni la Procura di Napoli è stata guidata da magistrati autorevoli, di buon equilibrio e di ottima preparazione. L’ipotesi che il dottor Nicola Gratteri possa a breve guidare la Procura partenopea non mi convince. A Napoli non c’è bisogno di prime donne, di protagonisti mediatici, di giudici che parlano per verità rivelata. Il capo della Procura più grande d’Europa deve possedere straordinarie doti di serenità e di equilibrio”. Laboccetta quindi punta al capo dello Stato affinché intervenga per evitare alla “prima donna” Gratteri di sedere sotto il Vesuvio: “In qualità di capo del Csm, spero faccia i passi giusti. Nel frattempo sarei curioso anche di conoscere il parere dell’avvocatura napoletana”. Laboccetta lancia l’esca nel lago dei garantisti sperando che qualche trota abbocchi e si unisca al coro dei “no Gratteri”. Il Plenum del Csm dedicato alla nomina si terrà nelle prossime settimane. Si vedrà se la campagna avrà raggiunto il suo scopo.
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