De Magistris: "Tra poco affermeranno che chi osa contrastare il sistema criminale è un pericolo per l'ordine pubblico"
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio intende "rimodulare" il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Lo ha annunciato ieri sulle pagine di 'Libero': “La Commissione per la riforma del Codice penale che è stata istituita nel 2002 e che era indegnamente presieduta da me aveva all’unanimità deciso che il reato di concorso esterno in associazione mafiosa fosse un reato evanescente e andava completamente rimodulato secondo i ‘criteri di persona del reato’ e quindi, in prospettiva andrà rimodulata”, ha detto il Guardasigilli assicurando che non ci sarà alcuna interferenza alla lotta alla mafia.
In che modo avverrà non è dato ancora sapere.
Fatto sta che una buona parte dei berlusconiani (se non tutti) condivide pienamente questo tentativo di 'rimodulazione'.
Infatti se Nordio dovesse arrivare a riscrivere il 416-bis potrebbe verificarsi un’abolitio criminis, un’abolizione del reato, che in base all’articolo 2 del codice penale fa cessare anche gli effetti delle condanne passate in giudicato.
Sentenze definitive come quella a carico del cofondatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri (sette anni, pena scontata), già braccio destro di Berlusconi, che ne uscirebbe con la fedina penale completate pulita.
Nicola Cosentino
Ma non solo: l’ex sottosegretario Nicola Cosentino, condannato in via definitiva per i suoi rapporti con il clan dei Casalesi (10 anni inflitti in Cassazione) uscirebbe dal carcere, così come per l’ex senatore Antonio D’Alì, per il quale i giudici della Suprema Corte hanno confermato la condanna a sei anni.
A beneficiare della 'rimodulazione' sarebbe anche chi è ancora sotto processo per concorso esterno, come Giancarlo Pittelli, avvocato massone ed ex parlamentare di Forza Italia arrestato a fine 2019 nell’operazione Rinascita-Scott: nell’ordinanza che ha applicato le misure cautelari è stato descritto come un uomo-cerniera “in grado di far relazionare la ‘Ndrangheta con i circuiti bancari, con le società straniere, con le università, con le istituzioni tutte, fungendo da passepartout” della cosca Mancuso di Limbadi.
Per il ministro della Giustizia, però, il reato è “evanescente”.
Luigi de Magistris, già pm 'soppresso' a forza di carte bollate, ha ricordato che "nel testamento politico di Berlusconi c'è anche l'abolizione del delitto di concorso esterno in associazione mafiosa: ossia quei casi di politici, amministratori, magistrati, appartenenti alle forze dell'ordine, pubblici dipendenti, imprenditori che pur non facendo parte organicamente delle organizzazioni mafiose ne agevolano e favoriscono concretamente la loro esistenza". "Ora il ministro Nordio - ha detto - esecutore testamentario di Berlusconi e in rappresentanza di governo e maggioranza, vuole cancellare questa fattispecie di reato. Fanno festa, in primis Dell'Utri, e poi tutti gli imputati e condannati di concorso in associazione mafiosa. Con la mafia non si deve più solo convivere, ma lavorarci insieme. Perché concorrere con le mafie non sarà più un reato, così come quei giudici che hanno scritto in sentenza che trattare con Cosa nostra per evitare che continuasse a mettere bombe non è reato ma un'azione solidaristica e, quindi, non meritevole di condanna. A breve affermeranno pubblicamente, quello che già praticano utilizzando i proiettili istituzionali, che chi ancora osa contrastare le mafie e il sistema criminale che opera anche nel cuore dello Stato è un pericolo per l'ordine pubblico".
Luigi de Magistris
Un traguardo che si sta raggiungendo a piccoli passi a cominciare dall'abolizione del reato di abuso d'ufficio, allo smantellamento dell'istituto dei collaboratori di giustizia, alla soppressione dello strumento delle intercettazioni e col bavaglio imposto alla stampa e alle procure della repubblica.
L'elenco delle misure anti - giustizia è lungo ed è destinato a crescere con il progetto (partorito dopo i casi Santanché e Delmastro) di abolire l’imputazione coatta e di secretare l’avviso di garanzia.
Ma qualcosa mancava: il concorso esterno in associazione mafiosa che, ricordiamo, non si tratta di un reato codificato nel codice penale.
La fattispecie venne di fatto “inventata” con l’ordinanza-sentenza del primo Maxi-processo contro Cosa nostra, istruito da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Deriva appunto dall’applicazione dell’articolo 110 del codice penale, che prevede il “concorso”, cioè la partecipazione di qualcuno a un reato, all’articolo 416 bis, che prevede il reato di associazione mafiosa.
Ideato per perseguire tutti coloro che, pur non essendo organici all’organizzazione criminale, ne contribuiscono dall’esterno all’attività, come i colletti bianchi.
La sua esistenza e applicabilità è stata però consolidata nelle sentenze di Cassazione.
Giancarlo Pittelli
Per esempio la sentenza della V Sezione penale del 9 marzo 2012 (ric. “Dell’Utri”), la Cassazione era nuovamente tornata sul tema, confermando la natura permanente del reato in questione, che si ravvisa nella "condotta di chi favorisca un accordo … di cui sa e vuole che produca effetti di conservazione e/o di rafforzamento per il sodalizio mafioso", soffermandosi soprattutto sull’elemento psicologico ed affermando che "ai fini della configurabilità del concorso esterno, occorre che il dolo investa sia il fatto tipico oggetto della previsione incriminatrice, sia il contributo causale recato dalla condotta dell’agente alla conservazione o al rafforzamento dell’associazione, agendo il soggetto, nella consapevolezza e volontà di recare un contributo alla realizzazione, anche parziale, del programma criminoso del sodalizio".
Al di là delle interazioni del ministro è pacifico che il legislatore debba assumersi la responsabilità di emanare una legge e configurare il reato all'interno del codice penale.
Tuttavia nel farlo i giudici della Cassazione hanno indiato tre approcci:
Il parlamento dovrà ampliare la definizione di partecipazione in associazione mafiosa includendo anche un più generico "sostegno" all'associazione stessa. Tuttavia, questa soluzione potrebbe creare problemi riguardo alla determinazione precisa dei comportamenti penalmente rilevanti e al potenziale conflitto con attività lecite o doveri legittimi.
Un secondo approccio suggerisce l'introduzione di specifiche fattispecie incriminatrici che mirino a colpire situazioni di "contiguità" con le organizzazioni mafiose, ma potrebbe non essere in grado di coprire tutte le forme diverse di contiguità proposte dal fenomeno mafioso in continua evoluzione.
La corruzione, il traffico di influenze (quello che il ministro vorrebbe modificare), il riciclaggio, peculato etc... sono solo alcuni esempi di reati configurabili nel concorso esterno.
Una terza opzione propone la configurazione di un reato di agevolazione dolosa molto ampio, che comprenda una vasta gamma di comportamenti che contribuiscono alla crescita delle organizzazioni mafiose.
Nordio, essendo ex magistrato, dovrebbe conoscere le indicazioni della Suprema Corte. Dovrebbe.
Foto © Imagoeconomica
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