Alle 3.30 di notte del 6 settembre 2020, in largo Santa Caterina a Colleferro, provincia di Roma, Willy Monteiro Duarte, un giovane cuoco italo-capoverdiano di 21 anni originario di Paliano, provincia di Frosinone, è stato ucciso a seguito di una brutale aggressione perpetrata per difendere un amico. Il ragazzo è stato picchiato selvaggiamente dopo aver cercato di intervenire in una rissa coinvolgente un suo compagno di scuola. Nonostante l'intervento dei soccorsi, Willy Monteiro è deceduto poco dopo essere stato portato in pronto soccorso. I carabinieri hanno rapidamente individuato e arrestato i quattro aggressori, fermati soltanto 25 minuti dopo l'attacco. Tutti e quattro i responsabili risiedevano nel vicino paese di Artena. I fratelli Marco e Gabriele Bianchi, insieme a Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, sono stati incarcerati e accusati di omicidio volontario con l'aggravante di crudeltà e motivi futili. La zona di largo Santa Caterina, nelle notti del fine settimana, è frequentata da molti ragazzi e ragazze che si dirigono verso i locali notturni di Colleferro. È certo che Willy non conoscesse le ragazze alle quali erano stati rivolti gli apprezzamenti né i ragazzi che lo hanno brutalmente picchiato. Willy conosceva soltanto un suo ex compagno di scuola, Federico, coinvolto nella lite e in difficoltà, e ha deciso di intervenire in suo aiuto. Almeno tre testimoni, come affermato dal giudice per le indagini preliminari di Velletri, Giuseppe Boccarrato, nell'ordinanza di custodia cautelare, sono concordi nel dichiarare che i due fratelli Bianchi, Marco e Gabriele, sono arrivati sul posto con un SUV nero e, una volta scesi dal veicolo, "hanno iniziato a picchiare selvaggiamente qualsiasi persona presente sul luogo", anche se la rissa era già terminata. Secondo i testimoni, i due fratelli, esperti di arti marziali Mma, hanno colpito Willy ripetutamente per 50 secondi. Il giudice, nell'ordinanza di custodia cautelare in cui si contesta ai quattro arrestati l'accusa di omicidio volontario, ha dichiarato: "Gli elementi disponibili portano naturalmente a ritenere che i quattro indagati, oltre ad aver consapevolmente accettato il rischio di uccidere Willy, avessero previsto e voluto la morte o il grave ferimento della vittima, colpendolo ripetutamente con una violenza sproporzionata all'intenzione di infliggere semplici lesioni". Nel primo grado di giudizio, la Corte d'Assise di Frosinone ha condannato i fratelli Bianchi all'ergastolo, mentre Belleggia e Pincarelli sono stati condannati rispettivamente a 24 e 21 anni di reclusione. La sentenza di appello, pronunciata oggi, ha ridotto la pena per i fratelli Bianchi a 24 anni di reclusione, mantenendo invariati gli altri due imputati. In aula erano presenti da un lato la madre e altri familiari di Willy e dall’altro i 4 imputati. “Più o meno me l’aspettavo“, ha commentato Lucia Monteiro Duarte, madre di Willy, dopo la decisione dei giudici. “Nessuna sentenza mi darà più mio figlio. Sento di avere avuto giustizia? Accetto la giustizia che è stata fatta. Il perdono – ha aggiunto – è un’altra cosa. Non provo rabbia, non so se è una sentenza giusta o non giusta”. “Sulla riduzione di pena – ha sottolineato il legale della donna – con la concessione delle attenuanti generiche era una delle previsioni che mi ero permesso di fare, in quanto obiettivamente i fatti si sono svolti in una modalità tale da non consentire un distinguo così netto fra i due protagonisti Bianchi e gli altri due protagonisti Pincarelli e Belleggia ai quali già erano state concesse le attenuanti generiche, quindi una decisione che io ritengo processualmente ineccepibile”, ha concluso l’avvocato Domenico Marzi. Per il sindaco di Colleferro, Pierluigi Sanna, è “difficile commentare questa notizia rimanendo lucidi, credo che una sentenza emessa da un Tribunale meriti rispetto, certo è che rimane l’amaro in bocca, molto amaro”, ha commentato all’Adnkronos il primo cittadino.
Una sentenza che non soddisfa i difensori dei fratelli Bianchi: “Non ci convince la qualificazione giuridica data ai fatti che secondo noi andava inquadrata nell’omicidio preterintenzionale, c’erano tutti gli elementi per ritenerlo configurabile. Ora dobbiamo attendere il deposito delle motivazioni per capire come spiegano questa decisione. Andremo in Cassazione anche perché il fatto è lo stesso e identico per tutti e invece ancora rimane una diversità di trattamento sanzionatorio per tutti gli imputati”, afferma Ippolita Naso, che assieme a Valerio Spigarelli, difende Gabriele Bianchi. “Crediamo che questa decisione sia sbagliata – aggiunge Spigarelli – riconoscendo l’omicidio volontario e non derubricando. Pensiamo ci siano anche molte altre questioni che la Cassazione saprà valutare. Per adesso quello che è successo è una degradazione della pena, ma non è quello che chiedevamo. Chiedevamo il coretto inquadramento dei fatti. Scontato il ricorso in Cassazione”.
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