Il Procuratore della Repubblica di Palermo smonta un altro pilastro del Nordio-pensiero
"Se vogliamo indagare le mafie in maniera seria, le intercettazioni sono uno strumento irrinunciabile", ha dichiarato il procuratore della Repubblica di Palermo, Maurizio de Lucia, durante il suo intervento alla Festa di 'Avvenire' a Matera.
Anche la corruzione, la concussione e il peculato sono reati strettamente legati a certa mafia e certa politica. "Un delitto di corruzione, per sua natura, è un reato nascosto che posso scoprire solo se ascolto. Ogni mese trovo sacchi di soldi appartenenti a funzionari corrotti che, non sapendo dove nasconderli, li gettano nei sacchi della spazzatura. Il problema della corruzione può essere ignorato, ma è sempre presente", ha aggiunto De Lucia. "I magistrati non fanno politica, ma la politica deve sapere che, se si vuole combattere la corruzione, le intercettazioni sono uno strumento fondamentale".
Le parole del magistrato bocciano di fatto in pieno le interazioni del ministro della giustizia Carlo Nordio di voler togliere le intercettazioni facendole rimanere solo per i reati di mafia e terrorismo. Nordio infatti non manca occasione di ribadire che le intercettazioni sono tanto costose quanto infruttifere.
Peccato che ieri sia stato arrestato, proprio grazie alle intercettazioni, l'ex Nar Paolo Bellini, già condannato in primo grado per la strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, come uno degli esecutori materiali.
Grazie agli ascolti gli inquirenti avrebbero scoperto che l'ex estremista nero stava pianificando nuovi omicidi e vendette contro chi riteneva responsabile della condanna.
Il magistrato de Lucia ha anche sottolineato l'importanza del regime detentivo del 41-bis, affermando: "In questi anni abbiamo catturato tutti i capi di 'cosa nostra', abbiamo colpito i loro patrimoni, abbiamo indagato e arrestato i nuovi membri e i capi una volta catturati, li abbiamo privati della possibilità di continuare a comandare dalla prigione. Ecco a cosa serve il 41-bis, ed è nato per soddisfare una necessità specifica”. Secondo il magistrato, "il regime del 41-bis è indispensabile e non va interpretato diversamente da come è. Non è una pena aggiuntiva, ma serve per impedire a un capomafia di comunicare con l'esterno. Trovo incomprensibile che ci sia una disciplina sulle foto o sui libri che un detenuto può avere in cella".
I soldi sporchi delle mafie
Ma da dove provengono i guadagni? "Tutti i settori che generano guadagni rapidi ed illeciti sono di interesse per le mafie. È sempre il traffico di stupefacenti che permette l'arricchimento più veloce nel minor tempo possibile. E dove ci sono soldi, ci sono anche gli interessi mafiosi. Pertanto, l'assegnazione degli appalti, le scommesse e altre attività rappresentano punti di interesse per le organizzazioni criminali", ha affermato.
È ben noto che la vera forza delle mafie risiede nelle relazioni. "Le mafie sfruttano ogni tipo di connessione perché senza di esse non avrebbero il potere che, purtroppo, hanno accumulato negli anni. Anche quando la mafia si è avvalsa di 'pastori', ha sempre trovato alleati tra le 'persone istruite', quella che io chiamo la 'borghesia mafiosa', formata da professionisti che mettono al servizio delle organizzazioni mafiose la loro intelligenza e le loro competenze", ha dichiarato il procuratore.
Per questo non si spara più: "Quando le armi tacciono, è perché arrestiamo i killer. Tuttavia, c'è anche il problema che i soldi sono numerosi e, senza clamore né violenza, possono circolare più facilmente. Pertanto, lo sforzo investigativo di questo periodo è concentrato nel cercare di individuare le ricchezze e colpire i loro interessi". Durante l'evento, il procuratore ha anche discusso dell'arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro: "Se si pensa che le mafie siano state sconfitte solo perché abbiamo catturato il latitante per eccellenza, Matteo Messina Denaro, non dobbiamo abbassare la guardia. La mafia non è ancora completamente sconfitta. Le prove di questo periodo ci dicono che la 'Cosa nostra' siciliana sta cercando di riorganizzarsi e quindi ha bisogno di tranquillità, il che implica meno azioni eclatanti e la possibilità di pianificare il proprio futuro, che naturalmente stiamo analizzando anche noi. Il nostro sforzo è tutto orientato a impedire che questo processo di riorganizzazione abbia successo", ha concluso Maurizio de Lucia.
"L'arresto di Matteo Messina Denaro segna un punto importante nella lotta alla mafia perché rappresentava un debito che doveva essere saldato. Non era accettabile che la Repubblica continuasse a vivere con un latitante del suo calibro sul territorio", ha aggiunto il procuratore. "Questo arresto rappresenta solo un punto di partenza. Ora guardiamo avanti e cerchiamo di individuare le nuove figure e le nuove strategie dell'organizzazione mafiosa".
Foto © Deb Photo
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