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"Ritengo che Messina Denaro, Provenzano, Rocco Morabito, Riina tutti i grossi e più pericolosi latitanti se questa riforma fosse stata allora una legge dello stato non si sarebbero potuti catturare, sarebbero tutti in circolazione” ha dichiarato l'ex magistrato Antonio Ingroia intervistato da Klaus Davi per il web talk 'KlausCondicio'. "Pur essendoci stati errori e abusi, dobbiamo sempre ricordare che noi abbiamo catturato i grandi latitanti proprio grazie alle intercettazioni e una stretta che le limita così tanto avrebbe impedito di arrestarli. La cattura di latitanti cosi abili e ben coperti non si improvvisa da un momento all'altro. C'è una azione progressiva di accerchiamento del latitante prosciugando tutta l'area dei favoreggiatori che vengono individuati e arrestati grazie alle intercettazioni. Ciò non toglie che abusi soprattutto nella pubblicazione di intercettazioni irrilevanti riguardanti soggetti non coinvolti vadano sanzionate. Sbagliato invece andare alla fonte facendo la stretta sulla ammissibilità, sulla possibilità di fare intercettazioni. Ma questa riforma senza voler fare il processo alle intenzioni a nessuno rischia di fare un grossissimo favore a Mafia, Camorra e 'Ndrangheta".
Ricordiamo che la Nordio - riforma include, in estrema sintesi, l'abolizione dell'abuso d'ufficio; un nuovo bavaglio alla stampa con un'ulteriore stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni (non si potranno trascrivere e quindi nemmeno pubblicare le intercettazioni che riguardano terze persone); custodia cautelare applicabile solo dopo aver interrogato l’indagato (la misura potrà essere applicata solo dopo una decisione collegiale di tre giudici e una volta che l’indagato è stato avvisato almeno cinque giorni prima per l’interrogatorio) e per certi reati l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione da parte dei pm.
Tutte battaglie storiche del deceduto Silvio Berlusconi, tanto che il Ddl è stato a lui dedicato.
Arrivano così importanti modifiche al Codice penale, al Codice di procedura penale e all'Ordinamento giudiziario che, come hanno denunciato svariati addetti ai lavori, rischia di trasformare in peggio la giustizia italiana, ma anche di minare la libertà d'informazione.

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