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A Roma col ministro della giustizia Carlo Nordio si sta discutendo su come limitare le intercettazioni, ma solo per le procure della Repubblica.
La ratio sarebbe sempre la stessa: gli abusi dei pm.
Un'argomentazione già smentita perché “dal 2020, cioè con la nuova legge, non abbiamo registrato alcuna violazione della privacy” aveva dichiarato Pasquale Stanzione, presidente dell’Autorità garante per la privacy intervenuto in commissione Giustizia al Senato.
Nonostante questo il ministro insiste nel volerle limitare introducendo come limite invalicabile un budget definito.
Tuttavia, se per i magistrati saranno previste norme sempre più stringenti, i servizi segreti godono di molta più libertà: le intercettazioni preventive dei servizi infatti sono aumentate nell’ultimo decennio e parallelamente è aumentato il potere informativo del Governo.
Formalmente i servizi possono farle per raccogliere informazioni al fine di tutelare la sicurezza nazionale da minacce di tipo economico e nei settori strategici dall’estero.
Tuttavia il nuovo libro di Luigi Bisignani e Paolo Madron – “I potenti al tempo di Giorgia Meloni” – contiene alcune pagine che rivelano un dato di estrema rilevanza: nel libro si parla infatti di centinaia di utenze captate dall’Intelligence. Ma con quale tipo di autorizzazione? Sembrerebbe nessuna.
"Dal momento dell'insediamento di questo Governo non ho mai autorizzato, quale Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, alcuna forma di intercettazione a carico di esponenti politici o di giornalisti" ha replicato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. "L'attenzione del Governo a evitare qualsiasi improprio uso di tale strumento - sottolinea - è dimostrata dal fatto che esso ha proposto e fatto inserire nella legge di bilancio 2023 una norma (art. 1, comma 684, L. 29 dicembre 2022 n. 197), che tutela con maggior efficacia: 1. la segretezza delle informazioni acquisite nel corso delle attività; 2. la coerenza delle attività svolte con i fini istituzionali delle Agenzie".
Al 'Fatto' risulta da altre fonti che i target sarebbero intorno ai 300 ogni anno. Nel senso che, nell’arco di un anno, ci possono essere complessivamente circa 300 obiettivi ‘attivati’ includendo tutte le utenze telefoniche, le microspie ambientali e i trojan vari. Tutte le ‘manovre’ informative a tutela della sicurezza nazionale sono approvate dall’autorità delegata, oggi assegnata a Mantovano e poi autorizzate dal procuratore generale della Corte di Appello di Roma.
Ascolti leciti e resi possibili della legge 133 del 2012 (Governo Monti) che ha ampliato moltissimo i poteri in materia: prima si poteva intercettare solo per prevenzione contro il terrorismo e la criminalità organizzata. Ora su tutta la materia della sicurezza nazionale.
In altre parole si può intercettare qualcuno anche per fatti leciti ma considerati pericolosi per la sicurezza nazionale. Un concetto abbastanza vago che ogni premier, direttore AISI o procuratore generale può interpretare a suo modo.
Già il senatore Roberto Scarpinato aveva lanciato l'allarme affermando che il ministro Nordio “ritiene più garantiste le intercettazioni dei servizi segreti che vengono fatte senza specificare un reato, senza indicarne i presupposti, che vengono richieste a un organo che non ha nessuna conoscenza delle indagini svolte nei vari territori (il procuratore generale della Corte d'Appello di Roma) e che quindi può autorizzare intercettazioni anche su persone che sono oggetto di intercettazione della magistratura”. Mentre le intercettazioni della magistratura sono frutto di un rigoroso iter di controllo – “la richiesta viene formulata dal pm; devono essere rilasciate da parte di un giudice; possono essere dichiarate nulle dalla Corte di Cassazione” – per le intercettazioni dei servizi segreti invece “nulla di tutto ciò è previsto” aveva commentato Scarpinato. Le affermazioni del guardasigilli sono dovute ad un timore per la privacy dei cittadini. Timore infondato, secondo il senatore Scarpinato, perché ad essere “fuori controllo” sono quelle dei servizi segreti mentre quelle della magistratura “sono controllatissime”. “La sensazione che si ha – ha continuato l’ex magistrato antimafia - è che sia il Ministro, sia la maggioranza, non abbiano timore della violazione della privacy ma del fatto che certe intercettazioni concernenti reati che riguardano la corruzione possono essere conosciute dall'opinione pubblica. Il vero problema è la conoscibilità da parte dell'opinione pubblica di attività di corruzione che emerge grazie alle intercettazioni giudiziarie, mentre invece se queste corruzioni emergono in intercettazioni dei servizi segreti restano segrete e non conosciute”.

Foto © Imagoeconomica

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