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Possibile apertura di nuovo processo per Roberto Zorzi: udienza preliminare forse il prossimo 15 giugno

Il 28 maggio 1974, alle ore 10.12, mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista una bomba nascosta in un cestino portarifiuti esplose uccidendo otto persone e ferendone 102.
L'evento passò alla storia come strage di Piazza della Loggia (Brescia); dopo molti anni di indagini, depistaggi e processi, furono riconosciuti colpevoli e condannati alcuni membri del gruppo neofascista Ordine Nuovo.
La Cassazione la notte del 20 giugno 2017 aveva confermato le condanne all’ergastolo per i neofascisti Carlo Maria Maggi (il capo di Ordine Nuovo a Venezia) e Maurizio Tramonte.
Il verdetto aveva confermato la sentenza emessa in Corte d’assise d’appello di Milano il 22 luglio 2014: la giudice milanese Anna Conforti aveva scritto nella sua sentenza d’Appello che responsabili sono Maggi e Tramonte, ma che “altri parimenti responsabili hanno lasciato questo mondo o anche solo questo Paese, ponendo una pietra tombale sui troppi intrecci che hanno connotato la malavita anche istituzionale all’epoca delle bombe”.
L'inchiesta che seguì la strage venne tormentata da ostacoli e depistaggi. Il processo (cominciato il 25 novembre 2008) era nato dalla terza inchiesta sulla “pista veneta”. Imputati Carlo Maria Maggi, il suo braccio destro Delfo Zorzi, processati anche per la bomba di piazza Fontana a Milano, il generale dei carabinieri Francesco Delfino e l’informatore dei servizi segreti Maurizio Tramonte. Tutti assolti nel 2010 per insufficienza di prove. Nel 2014 la Cassazione conferma l’assoluzione per Zorzi ma annulla quelle per Maggi e Tramonte, la “fonte Tritone” che aveva ispirato una cruciale relazione del centro Cs di Padova del Sid (il servizio segreto militare), datata 6 luglio 1974. In quella relazione si diceva che nel 1974 c’erano state alcune riunioni in cui Ordine Nuovo, sciolto l’anno precedente, aveva deciso di riprendere clandestinamente le attività.
Anche i servizi segreti hanno avuto una parte in questo dramma, servendosi di personaggi come Tramonte: “Io ero un ‘infiltrato’ nelle cellule neofasciste operanti nel Veneto”, diceva di sé, “infatti mentre mi facevo passare dagli altri partecipanti per uno di loro, riferivo tutte le notizie rilevanti che apprendevo a un agente del Sid”.
Dunque i servizi sapevano che cosa stavano facendo i neofascisti di Ordine Nuovo e li lasciavano fare. Il generale del Sid Gian Adelio Maletti aveva ricevuto le informazioni, guardandosi bene dal passarle ai magistrati, sia prima, sia dopo la strage. Così ci sono voluti 20 anni per scoprire chi era “Tritone” e 43 per condannarlo.
Nelle motivazioni della sentenza del processo d'Appello i giudici scrivono che fu Carlo Digilio, unico reo confesso di piazza Fontana, (morto il 12 dicembre 2005) a procurare l'esplosivo poi consegnato a Verona a Marcello Soffiati, deceduto nel 1988.


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Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella © Imagoeconomica


Mattarella, bene comune va preservato con cura
"La comunità nazionale è consapevole di quanto stretta sia la connessione tra democrazia e giustizia e per questo sente di esprimere gratitudine verso chi ha riversato nell'impegno civile - come l'Associazione dei familiari delle vittime - l'immenso dolore personale patito. La memoria è la radice del futuro. Per questo il ricordo di oggi è un messaggio rivolto in special modo alle generazioni più giovani, a cui è trasmesso il testimone della convivenza, della solidarietà, del bene comune da riconoscere e preservare con cura, al di là di ogni legittima differenza di opinioni e interessi" ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell'anniversario della strage di Piazza della Loggia.

Il nuovo filone d'inchiesta
Quello in corso è un nuovo filone d’inchiesta per la Strage di Piazza della Loggia per cui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Roberto Zorzi, ritenuto l’esecutore materiale e accusato di concorso in strage con altri tra cui Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, per “aver partecipato alle riunioni in cui l’attentato veniva ideato, manifestando la propria disponibilità all’esecuzione dell’attentato e comunque – recita il capo di imputazione – rafforzando il proposito dei correi”. Tremonte oggi vive negli Stati Uniti con passaporto americano e gestisce un allevamento di dobermann che ha chiamato 'Il Littorio'.
Lo scorso ottobre la Corte d’appello di Brescia aveva rigettato l’istanza di revisione del processo avanzata da Tramonte e negli stessi giorni la Procura dei minori e quella ordinaria avevano chiesto il rinvio a giudizio per Marco Toffaloni, all’epoca 17enne, e Roberto Zorzi, che aveva 20 anni nel 1974. Toffaloni, 65 anni compiuti a giugno vive in Svizzera ed è cittadino elvetico”. Per gli inquirenti Toffaloni – rinviato a giudizio dal gup per i minori lo scorso 5 aprile – era in piazza il giorno della strage, mentre Zorzi è accusato di “aver partecipato alle riunioni in cui l’attentato veniva ideato, manifestando la propria disponibilità all’esecuzione e comunque rafforzando il proposito dei correi”.


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La procura di Brescia © Imagoeconomica


La difesa di Zorzi: gup pronunci sentenza di non luogo a procedere
La difesa di Roberto Zorzi ha chiesto alla gup Francesca Grassani di pronunciare una sentenza di non luogo a procedere. Gli avvocati Stefano Casali ed Edoardo Lana, che hanno discusso la posizione dei loro assistiti, sostengono che la "teste alfa" ritenuta chiave dall'accusa, la cui identità viene protetta per possibili ritorsioni, sarebbe "inattendibile" e che Zorzi, all'epoca ventenne, non avesse una caratura tale da far pensare a una sua partecipazione all'attentato. Inoltre, hanno negato i legami tra il veronese che vive da molti anni negli Usa e la realtà eversiva bresciana individuati invece dalla magistratura. Zorzi non si trovava a Brescia il giorno dell'esplosione, è la tesi dei legali, e nelle perquisizioni non sono mai state trovate armi. Nella memoria messa a disposizione della gup, affermano che l'allora fresco diplomato geometra "era spinto da interessi religiosi, circostanza per la quale veniva sbeffeggiato tant'è che alcuni conoscenti dichiaravano che vedeva la Madonna".
In teoria la decisione sul suo rinvio a giudizio o meno dovrebbe arrivare nella prossima udienza del 15 giugno.

Appello Milani a Cassazione: "Data ricorso presto"
Manlio Milani
, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime di Piazza della Loggia, lancia quello che definisce "un appello" alla Cassazione affinché fissi al più presto la data dell'udienza in cui sarà discusso il ricorso della Presidenza del Consiglio contro l'esclusione come parte civile nell'udienza preliminare a carico di Roberto Zorzi. "Visto che la Presidenza del Consiglio ha depositato il ricorso e che tutto sommato si dimostra interessata a partecipare a questo processo - sono le sue parole - è importante che la Cassazione fissi la data nel più breve tempo possibile, prima della prossima udienza già fissata al 15 giugno, perché questo permetterebbe di non perdere ulteriore tempo". Durante l'udienza, la gup Francesca Grassani, che aveva escluso il governo considerando "tardiva" la costituzione, ha comunicato che sospenderà l'udienza solo se la Cassazione fisserà una data entro il 15 giugno altrimenti andrà avanti. In questa seconda prospettiva, se dovesse essere accolto il ricorso si dovrebbe poi rifare tutto daccapo riprendendo da zero l'udienza preliminare.

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