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"Incredulità e sconcerto" per l'elezione di Chiara Colosimo alla guida della commissione Antimafia è espressa, in un intervento pubblicato sulla Stampa, dall'ex magistrato Gian Carlo Caselli. "Lasciamo perdere la mancanza di esperienza specifica - prosegue - Lasciamo perdere la presuntuosa sovrapposizione della nomina all'anniversario di Capaci. Lasciamo stare la strampalata tesi che la Commissione non avrebbe nessuna rilevanza. Prendiamo invece le forti critiche sollevate da una lettera dei familiari delle vittime cui sono seguite le proteste di Salvatore Borsellino, Giovanni Impastato, Paolo Bolognesi, Manlio Milani e di Libera". "Non tenere nel dovuto conto queste prese di posizione - aggiunge - significa dare prova di scarsa sensibilità e di indifferenza, come se qualcuno fosse anacronisticamente tentato di riesumare il cliché del 'noi tireremo diritto'. Un'antimafia 'penitenziale' che dia sofferenza ai familiari delle vittime sarebbe un ben strano ircocervo. Anche per una certa incoerenza col conclamato e lodevole proposito di ispirarsi alla memoria di Paolo Borsellino". "La mia esperienza professionale mi ha portato a incrociare varie commissioni parlamentari Antimafia, ora positivamente ora no - afferma Caselli, portando alcuni esempi del passato - Il presidente della commissione Antimafia, per essere adeguato e non deludere le migliori aspettative, deve avere caratteristiche che ne garantiscano la capacità di resistere alle ragioni di fazione che cercassero di insinuarsi nella sua attività. Con totale autonomia rispetto a chi volesse farle valere".

Foto © Imagoeconomica

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