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Il Procuratore nazionale antimafia preoccupato per la proposta di Nordio

"L'eliminazione dell'abuso d'ufficio rappresenterebbe un vulnus agli obblighi internazionali sottoscritti dall'Italia in tema di corruzione con le convenzioni di Strasburgo e Merida". E' questo l'allarme lanciato dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo rispetto all'ipotesi di cancellazione del reato, fonte di preoccupazione per i sindaci, che Carlo Nordio si appresta a presentare al Consiglio dei ministri, dopo aver incassato anche il sì della Lega all'intero pacchetto di riforme della giustizia in cambio dell'impegno a una rivisitazione complessiva dei reati contro la pubblica amministrazione.
Melillo, sentito davanti alla Commissione Giustizia alla Camera, non ha nascosto le sue preoccupazioni anche con riferimento alla criminalità organizzata. Ha richiamato l'attenzione sul "profondo e diffuso condizionamento criminale dei comportamenti della pubblica amministrazione", con i clan che non solo al Sud tendono a "entrare sempre più direttamente a contatto" con sindaci e assessori. E ha avvertito che in un contesto del genere con l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio si sta esponendo l'Italia "al rischio di apparire fonte di indebolimento del sistema di incriminazione", proprio mentre il Paese con il Pnrr "si appresta a utilizzare ingenti risorse" che sono anche il frutto di "tasse pagate da cittadini di altri Stati europei".
E' evidente che il cammino intrapreso non è certamente quello giusto.
Secondo Melillo se davvero si teme l'invasione da parte dei magistrati della sfera di discrezionalità dei sindaci - nonostante "i rischi dopo la riforma del 2020 siano confinati in ambiti assolutamente marginali", con l'85% delle denunce archiviate dai pm - questo tema, ha avvertito il procuratore, avrebbe "più credibilità se fosse accompagnato dalla rivendicazione dell'introduzione di un sistema di controlli interni alla pubblica amministrazione, in grado di tenere lontano il rischio dell'intervento giudiziario. È invece questo uno dei temi che resta fuori dal dibattito politico. Occorre riconoscere che i controlli nella pubblica amministrazione non esistono e quelli previsti dalla legge sono ridotti a mera cosmesi". Peraltro, ha aggiunto, “i rischi di espansione di una discrezionalità giudiziaria rispetto all’attività amministrativa, dopo la riforma del 2020 (che ha ristretto il campo d’applicazione della norma, ndr) sono confinati in ambiti assolutamente marginali. E questo riguarda non solo l’abuso di ufficio ma anche il traffico di influenze illecite”, un’altra fattispecie che il governo vorrebbe ridimensionare o abrogare, “i cui termini sono stati ricondotti nelle salde mani dei principi costituzionali di tassatività delle previsioni". Infine, ricorda, a lamentare la paura della firma sono soltanto i politici che governano, mentre quando passano all’opposizione diventano “spesso i promotori delle denunce".

Foto © Imagoeconomica

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