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"Stiamo imparando ad utilizzare gli 'hacker etici' ma le indagini richiedono ormai stabilmente il loro impiego a fini diciamo 'offensivi' per contrastare il crimine portato via web". Lo ha detto Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, intervenendo al panel tenuto al roof de La Lanterna in occasione dei primi 25 anni della Polizia Postale, presenti tra gli altri l'ambasciatrice Elisabetta Belloni, capo del Dis, il prefetto Lamberto Giannini, direttore generale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e Capo della Polizia nominato Prefetto di Roma, e il prefetto Bruno Frattasi, direttore dell'ACN, l'agenzia nazionale per la cybersicurezza. Le organizzazioni criminali si strutturano e si integrano sul piano nazionale e internazionale, "è evidente quindi - ha aggiunto - che occorre ripensare l'attività giudiziaria e degli apparati di polizia, che scontano ritardi nella gestione di risorse umane". Melillo ha quindi detto che "vanno ripensate le politiche degli organici e del reclutamento, va ridefinito il rapporto tra uffici giudiziari e i sistemi di conoscenza, i saperi". Per il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo "il vero salto di qualità è rappresentato dalla risposta delle istituzioni, occorrono nuovi modelli normativi e organizzativi, perché gli attuali non sono sufficienti nel confronto con la velocità con cui il crimine organizzato si muove sulla Rete. E un ruolo chiave lo ha il potere politico, la responsabilità del legislatore, e spero - ha concluso Melillo - che questa urgenza sia avvertita nella sua concretezza e realtà, perché questi due concetti sono legati tra essi".
Sulla cybersicurezza "ci troviamo in una situazione di totale inadeguatezza. Scontiamo un grave ritardo. C'è una sostanziale subalternità del pubblico rispetto alle tecnologie controllate dal mercato e scontiamo una complessiva inadeguatezza del quadro normativo" ha detto il procuratore nazionale antimafia. "Non c'è rapporto - ha evidenziato Melillo - tra l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale e l'autorità giudiziaria. Non è previsto alcun raccordo tra le funzioni di riparazione dell'Agenzia con quelle di accertamento del reato". È saltata, ha aggiunto, "l'idea di competenza e giurisdizione su un attacco cyber. Quando viene attaccato un sistema della pubblica amministrazione la vigilanza privata fa i rilievi. C'è un ritardo di consapevolezza e molta strada da fare".
I sistemi di indagine investigativi e giudiziari in fatto di cybercrime "sono primitivi, sono bisognosi di continue integrazioni con tecnologie private" ha detto Melillo parlando di una "situazione che va presidiata in maniera più matura", sottolineando una dipendenza dalla tecnologia privata.

Foto © Deb Photo

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