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La difesa di Gilberto Cavallini (in foto) chiederà che la sentenza di condanna all'ergastolo per l'ex Nar, accusato di concorso nella strage del 2 agosto 1980, venga dichiarata nulla e che si rifaccia il processo di primo grado. E questo sostenendo che, nella Corte di assise che lo ha giudicato, pronunciandosi il 9 gennaio 2020, c'era un giudice popolare che, pur avendo compiuto 65 anni (al di fuori quindi dei requisiti di legge), ha partecipato al dibattimento e alla deliberazione finale. L'eccezione, secondo quanto si apprende, sarà sollevata domani in udienza davanti alla Corte di assise di appello dagli avvocati Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini e si basa su altre decisioni assunte in casi in cui erano in discussione le cosiddette "condizioni di capacità del giudice". In particolare uno dei riferimenti sarebbe una sentenza della Corte di assise di appello di Messina che il 20 dicembre 2022 ha annullato la sentenza di condanna a 22 anni a carico di Luigi De Domenico, accusato di aver ucciso la compagna, morta nel 2017, nascondendo la sua sieropositività. In quel caso erano due i giudici over 65. L'assise di appello messinese ha valutato di accogliere l'impugnazione dei difensori, determinando la nullità assoluta degli atti del processo e valutando non ci fossero i requisiti stabiliti dalla legge, nel caso di due giudici. Per accedere alle funzioni, infatti, i giudici popolari non devono avere meno di 30 anni e più di 65. Requisito che deve sussistere, secondo questa impostazione consolidata, non solo al momento della formazione della lista della giuria popolare, ma anche fino a quando viene assunta la decisione. Nei prossimi giorni, tra l'altro, è prevista una udienza in Cassazione su un altro caso analogo.

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