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Nicola Gratteri: “Loro sono in grado di farsi costruire da hacker delle piattaforme che utilizzano per comunicare”

Entro fine maggio dovrebbe essere presentato il pacchetto di riforme sulle intercettazioni. Lo ha annunciato il ministro della giustizia Carlo Nordio intervistato domenica a 'Che tempo che fa'.
Secondo questo risulta al 'Fatto' uno degli interventi dettati dal Nordio - pensiero che porterebbe le intercettazioni a essere tenute segrete fino alla fine delle indagini preliminari, limitando anche la loro trascrizione negli atti depositati prima di questo momento e che potrebbero essere messi a disposizione delle parti.
Da questo potrebbe sorgere il serio rischio di ledere il diritto alla difesa. Rischio reso ancora più concreto dalla possibilità che vengano 'scartate' anche le intercettazioni definite “marginali”, ossia che non sono fondamentali per la prova, ma che potrebbero essere utili al legale per la difesa.
Ma chi deciderà, e in base a quali parametri, se e come bollare una intercettazione come "marginale" o inerente alle indagini?
Nordio sembra avere le idee chiare: se un'intercettazione è rivolta verso terzi dovrà essere 'scartata'. “Se Tizio parla con Caio e cita Sempronio, Sempronio è senza difesa e il suo nome può finire sui giornali. Aggiungo che i delinquenti (…) partono dal presupposto di essere intercettati, e quindi se Tizio e Caio citano Sempronio molto spesso è perché vogliono che Sempronio venga compromesso perché sanno di essere intercettati. Allora uno degli obiettivi di questa riforma è di evitare che i terzi estranei al processo vengano comunque coinvolti con un vulnus che è terribile per la loro onorabilità e talvolta anche per la loro salute”. In tv Nordio non ha spiegato in che modo pensa di tutelare i terzi non indagati ma al 'Fatto' risulta che l’idea sarebbe quella di non trascrivere le intercettazioni in cui viene citata una terza persona se queste non sono rilevanti. Ma se non verranno trascritte nessun avvocato potrà essere messo al corrente di una loro esistenza, compromettendo ancora una volta il diritto alla difesa.
Nordio ha anche parlato di abusi delle intercettazioni ma “dal 2020, cioè con la nuova legge, non abbiamo registrato alcuna violazione della privacy” aveva dichiarato Pasquale Stanzione, presidente dell’Autorità garante per la privacy.
"La nuova normativa sulle intercettazioni in vigore dal 2020 funziona bene rispetto al pericolo di pubblicazioni illegittime sui giornali di contenuti processualmente irrilevanti lesivi della privacy. Infatti, dalla sua entrata in vigore l'Autorità non ha registrato alcuna violazione".
Intanto continuano le audizioni alla Commissione Giustizia al Senato: l'allora presidente del Tribunale di Palermo e oggi sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione Antonio Balsamo, sempre in commissione giustizia, aveva dichiarato che l'anno scorso a Palermo, "nel cento per cento dei processi per criminalità organizzata si è fatto uso di intercettazioni". Senza contare la cattura del superlatitante Matteo Messina Denaro: una vicenda che "rappresenta una prova inequivocabile dell'assoluta necessità di non compiere nessun passo indietro nella utilizzazione delle intercettazioni come mezzo di ricerca della prova".
"Rinunciare alle forme più moderne di intercettazione significherebbe portare la nostra giustizia e tutta la nostra attività di contrasto alla criminalità ad un'altra epoca storica, quella del secolo scorso" aveva detto Balsamo; le intercettazioni sono “d’importanza fondamentale, non solo nel contrasto alla criminalità organizzata ma anche nell'accertamento di più gravi forme di crimine".


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I veri problemi sull'uso delle intercettazioni
Invero sono altri i problemi sollevati dai magistrati in merito all'uso e alla gestione delle intercettazioni: a cominciare proprio dall'arretratezza del nostro sistema intercettivo.
Il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, sentito dai Commissari, aveva detto che "gli altri Paesi nell'impiego delle tecnologie ai fini investigativi sono molto più avanti di quanto non sia l'Italia. Le nostre forze di polizia, a cui è tradizionalmente riconosciuto un primato di professionalità e competenza, oggi sono escluse dai tavoli dove sono le tecnologie digitali a governare le intercettazioni". "È bene sapere che oggi gran parte delle indagini in materia di narcotraffico e riciclaggio ci vedono richiedere la trasmissione dei dati alle autorità olandesi, belghe, francesi e tedesche - ha aggiunto Melillo - che bucano le piattaforme criptate nelle quali sono presenti le tracce dell'operatività delle organizzazioni mafiose italiane. Si è giunti a bucarle 'live'".
"E non è certo un caso che vengano sciolti comuni, città capoluoghi di provincia. In provincia di Napoli c'è una città di oltre 60mila abitanti i cui organi elettivi sono stati sciolti quattro volte in trent'anni". "È del tutto evidente - ha detto - che non stiamo parlando di un uso incontrollato. Io sto anche provando a sostenere che alcune funzioni del trojan devono essere richiamate nell'alveo della disciplina delle intercettazioni e lì ricevere la disciplina più rigorosa della destinazione, di tutto ciò che è irrilevante e inutilizzabile, verso l'archivio delle intercettazioni".
In conclusione Milillo aveva evidenziato l'importanza di iniziare a impiegare "hacker etici. È chiaro che se i criminali usano il dark web o delle piattaforme criptate ho bisogno di penetrarle e per farlo ho bisogno no del vecchio agente provocatore ma ho bisogno di impiegare professionalità e software in funzione aggressiva. Oggi lo Stato ha imparato a utilizzare gli hacker etici ma solo in funzione difensiva per testare affidabilità dei sistemi". "Credo che sia arrivato il momento di pensare a queste nuove frontiere normative - ha aggiunto - perché altrimenti pagheremo seri prezzi anche nei confronti delle mafie e del terrorismo".
Analogo allarme è stato lanciato dal procuratore della repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri: mentre a Roma si discute le mafie "si sono evolute, sono in grado di utilizzare internet. Loro sono in grado di farsi costruire da hacker delle piattaforme che utilizzano per comunicare. Noi usiamo Whatsapp o Telegram, loro hanno delle piattaforme che usano per comunicare nel mondo. Hanno dei telefoni particolari che durano quattro mesi, che costano migliaia di euro, e vengono utilizzati solo per quella piattaforma". "La prima di queste piattaforme l'abbiamo sequestrata in Costa Rica sei anni fa" ha detto il procuratore.
"E noi stiamo qui a discutere se le intercettazioni costano poco o troppo, se il mafioso parla o meno al telefono, se possiamo utilizzarle o meno per i reati che riguardano la pubblica amministrazione. Capite quanto è lontana la discussione degli addetti ai lavori rispetto alla realtà”.
Anche dalla Presidente della sezione GIP del tribunale di Milano Ezia Maccora: lo strumento delle intercettazioni rischia di essere uno strumento superato se si pensa alle tante piattaforme informatiche "criptate che ormai molte organizzazioni criminali usano".
Questi sono tutti problemi passati dalla Commissione Giustizia al Senato e che al ministero di via Arenula (si spera) dovrebbero conoscere.

Foto © Imagoeconomica

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