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Dopo la fuga dell’imprenditore russo, il Guardasigilli interviene con un’azione disciplinare contro i giudici d’appello

Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio attacca ancora una volta l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Una situazione che sarebbe comica se non fosse tragica. L'ennesima "invasione di campo" che mina il confine della separazione dei poteri tra politica e magistratura. O almeno ci prova.
Era già successo con il caso Cospito-Delmastro quando il ministro Nordio era intervenuto in Parlamento per dire che non erano segreti gli atti divulgati dagli esponenti di Fratelli d’Italia, proprio mentre la Procura capitolina apriva invece un’indagine sul sottosegretario per rivelazione di segreto in relazione ai colloqui dell’anarchico al 41 bis.
Ora il Ministro torna alla ribalta con il Caso di Artem Uss, l'uomo d'affari russo evaso a Basiglio (Milano) il 22 marzo scorso, dopo che la Corte d'Appello milanese aveva dato il via libera all'estradizione richiesta dagli Usa. Cambiando più auto e con documenti falsi, in poche ore Uss è riuscito a lasciare l'Italia attraversando il confine triestino entrando in Slovenia. Poi, stando alle indagini effettuate finora dalla Procura di Milano, è arrivato fino in Serbia e da là è tornato in Russia (si ipotizza con un volo).
Si è subito smarcata la Meloni affermando che "non è stata colpa del Governo, ma di un altro organo dello Stato". Nel frattempo da via Arenula fanno sapere che Nordio ha disposto accertamenti di natura ispettiva in merito alla sostituzione della misura della custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico nei confronti Artem Uss.
Una volta conclusi gli accertamenti necessari il Ministro si è scagliato contro la magistratura avviando un procedimento disciplinare contro i giudici della Corte d'Appello di Milano, incolpandoli di "grave e inescusabile negligenza" per aver concesso il 25 novembre 2022 gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico all'imprenditore russo. Il Guardasigilli addebita ai tre giudici di aver deciso i domiciliari "senza prendere in considerazione" circostanze che, indicate nel parere della Procura generale di Milano, contraria ai domiciliari, avrebbero potuto portare a disporre il carcere.
Tempestivo l'intervento dell'Anm. "Una regola fondamentale della materia disciplinare, immediata traduzione del principio della separazione dei poteri, è che il ministro e il Consiglio superiore della magistratura non possono sindacare 'l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella valutazione del fatto e delle prove' - ha detto il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia -. Sarebbe assai grave se questo limite, argine a tutela della autonomia e della indipendenza della giurisdizione, fosse stato superato. Mi auguro, ovviamente, che così non sia". "Non conoscendo i contenuti dell'iniziativa del ministro e basandomi soltanto su notizie di stampa, posso fare solo considerazioni di carattere generale", ha aggiunto.
In netta contrapposizione contro il Ministro anche la sezione milanese dell'Anm, secondo cui l'azione disciplinare contro i giudici della corte d'Appello di Milano è "gravemente lesiva delle prerogative costituzionali che presidiano l'esercizio della giurisdizione: in modo sin qui inedito il potere politico, per ragioni attinenti la volontà di distogliere l'attenzione dalle criticità nella gestione da parte del Governo di una richiesta di estradizione, promuove un'azione disciplinare sindacando il merito di una decisione ampiamente motivata dai giudici". La Giunta dell'Anm di Milano "condanna fermamente l'iniziativa intrapresa dal ministro della Giustizia, che utilizza l'azione disciplinare per mascherare inadeguatezze delle amministrazioni coinvolte e per tentare di condizionare l'esercizio della giurisdizione". È una "deriva pericolosa", un'azione che "scardina il principio della separazione dei poteri", chiosa il presidente facente funzioni del Tribunale di Milano Fabio Roia, intervenendo all'assemblea straordinaria indetta dalla giunta milanese dell'Anm.
"Noi tutti siamo i giudici di quel collegio, che hanno adottato quella decisione, sarei orgogliosissimo di finire sotto processo disciplinare per aver deciso come quei colleghi hanno deciso - ha aggiunto l'ex presidente dell'Anm Luca Poniz -. Quello che è successo è una eco di ciò che è avvenuto già in Polonia, in Ungheria e che sta avvenendo in Israele, servono reazioni come questa assemblea e anche più ferme". Per il giudice Domenico Santoro, contro questa "iniziativa disciplinare" che mette a rischio "autonomia e indipendenza della magistratura" chiamata a prendere decisioni, "Milano deve dare un segnale a tutta la magistratura, il segnale di chi continua ad avere la schiena diritta". Furioso Armando Spataro, storica toga milanese, ex procuratore aggiunto a Milano ed ex procuratore a Torino, secondo cui "nessun ministro era arrivato ad una decisione di questo tipo, neanche in passato".
"Nessuno può permettersi di imputare al Ministro interferenza quando esercita le sue prerogative per verificare la conformità del comportamento dai magistrati ai doveri di diligenza", ha detto oggi il Guardasigilli alla Camera durante l'informativa sul caso Artem Uss parlando della decisione di avviare un’azione disciplinare nei confronti dei giudici della Corte d’Appello di Milano.
Parere contrario, invece, quello del senatore Roberto Scarpinato che stamane al Fatto Quotidiano ha ricordato come - ai sensi del decreto legislativo del 2006 che ha introdotto il codice disciplinare per i magistrati - è prevista una "rigida tipizzazione degli illeciti disciplinari per evitare un abuso strumentale e politico" di questo strumento "diretto a condizionare indebitamente la libertà di decisione dei giudici". "L’azione disciplinare - ha aggiunto - è consentita solo nel caso di violazione di legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile o nel caso di travisamento dei fatti determinato da negligenza inescusabile". Per cui l’azione disciplinare promossa dal Ministro costituirebbe “una torsione autoritaria dei suoi poteri che dimostra la scarsa considerazione che egli ha del valore costituzionale della indipendenza della magistratura ed anticipa la volontà dello schieramento politico di cui è espressione di riportare indietro l’orologio della storia ai tempi pre-costituzionali nei quali il potere politico aveva a disposizione vari strumenti per condizionare la magistratura", ha concluso Scarpinato. L'attenzione sulla vicenda resta alta.

Foto © Imagoeconomica

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