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I suoi avvocati hanno presentato ricorso alla Corte di Strasburgo contro il 41bis

E' costituzionalmente illegittima la norma che vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla aggravante della recidiva nei casi in cui il reato è punito con la pena edittale dell'ergastolo. Lo ha stabilito la Corte costituzionale, che, nella camera di consiglio di martedì, ha esaminato la questione sollevata dalla Corte d'assise d'appello di Torino nell'ambito del procedimento che vede imputato Alfredo Cospito per il reato di strage (articolo 285 cp) in relazione agli ordigni esplosi nel 2006 nei pressi della Scuola allievi carabinieri di Fossano. La decisione, si legge in una nota di Palazzo della Consulta, è "in continuità con i numerosi e conformi precedenti sulla disposizione censurata": con l'eventuale prevalenza dell'attenuante della 'lieve entità del fatto', Cospito potrebbe andare incontro a una condanna compresa tra i 20 e i 24 anni di reclusione e non più all'ergastolo.
La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane, ma Palazzo della Consulta, nella sua nota, spiega che, secondo la Corte, "il carattere fisso della pena dell'ergastolo esige che il giudice possa operare l'ordinario bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti. Conseguentemente, il giudice dovrà valutare, caso per caso, se applicare la pena dell'ergastolo oppure, laddove reputi prevalenti le attenuanti, una diversa pena detentiva".
Secondo la Corte Costituzionale, "il carattere fisso della pena dell’ergastolo esige che il giudice possa operare l’ordinario bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti previsto dai primi tre commi dello stesso art. 69".

Interrotto sciopero della fame
Intanto Alfredo Cospito ha interrotto lo sciopero della fame iniziato nell'ottobre dello scorso anno. La decisione è stata comunicata al Tribunale della Sorveglianza di Milano e, al momento, non è stata motivata. La decisione di Cospito, che aveva iniziato a digiunare in protesta al 41 bis nell'ottobre del 2022, arriva dopo che ieri la Consulta ha 'aperto' alla concessione delle attenuanti nel processo sull'attentato del 2006 contro la Scuola carabinieri di Fossano in cui è imputato di strage politica. In questo modo, si è aperta per lui la possibilità di non essere condannato all'ergastolo ma a una pena intorno ai 20 anni. La fine del digiuno era nell'aria da diverse settimane. A causa dell'astensione dal cibo, l'anarchico aveva cominciato a manifestare problemi di salute che l'avevano spaventato, come una fibrillazione cardiaca e un deficit neurologico a un piede per la mancanza di vitamine.


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La Corte Europea per i Diritti dell'Uomo a Strasburgo © Imagoeconomica


Su consiglio del suo medico di fiducia, Cospito ha ripreso da giorni ad assumere gli integratori che aveva sospeso e a nutrirsi con brodo vegetale e bustine di formaggio, un'alimentazione blanda consigliata dai sanitari per non creare uno choc all'organismo privato per così tanto tempo del cibo solido. L’anarchico, condannato a 10 anni e 8 mesi per avere gambizzato l'ad di Ansaldo Roberto Adinolfi, è a processo per aver messo due ordigni a basso potenziale vicino alla scuola dei carabinieri. Nei mesi dello sciopero, cominciato a Sassari, è entrato e uscito più volte dal carcere di Opera per essere ricoverato nell'ospedale San Paolo dove tuttora si trova quando la carenza di sostanze nutritive è stata ritenuta preoccupante dai medici che lo seguivano in carcere. Il regime di 41 bis era stato firmato per lui dall'ex ministra della Giustizia Marta Cartabia e poi confermato da Norberto Nordio che l'hanno considerato pericoloso anche dietro le sbarra per la possibilità che indirizzi azioni violente 'fuori'. Il 24 marzo il Tribunale di Sorveglianza di Milano aveva respinto la sua richiesta di continuare a scontare la pena ai domiciliari per ragioni di salute.

L’anarchico ricorre alla CEDU contro il 41bis
L’avvocata di Cospito, Antonella Mascia, ha presentato un nuovo ricorso alla Corte di Strasburgo, questa volta contro il regime del 41bis. Nel ricorso si sostiene che sono stati violati diversi diritti di Cospito, tra cui quello a non essere sottoposto a maltrattamenti, perché "il regime differenziato applicato a Cospito è disumano per il suo carattere afflittivo, la sua illegittimità e sproporzione", ha evidenziato l'avvocata Mascia. Nel ricorso si afferma che lo Stato ha violato anche il diritto alla vita familiare e privata di Cospito, quello ad un equo processo, e quello alla libertà d'espressione. Il 41bis "ha inflitto a Cospito una sofferenza e un'umiliazione che sono andati ben al di là del tollerabile in quanto egli si trova nella condizione del seppellito vivo e ha la percezione fisica di trovarsi in un luogo di morte", afferma la legale. "È stato privato della possibilità di realistici contatti umani, di poter leggere liberamente quello che desidera, di documentarsi per poter scrivere, è continuamente sorvegliato e intercettato, misure che lo privano di ogni spazio e di ogni intimità. Cospito ritiene che tutto ciò sia sproporzionato e vada al di là dello scopo di tutelare il bene dell'ordine pubblico e della sicurezza", ha aggiunto la legale. Inoltre, sempre secondo la legale "il regime di prevenzione previsto dall'articolo 41bis impedisce ogni possibilità rieducativa per Cospito, e ciò rende la pena degradante e incompatibile con il suo scopo di risocializzazione". Nel ricorso si fa riferimento alla violazione dell'equo processo "per le eccessive difficoltà nell'esercizio del diritto di difesa, in violazione della parità delle armi e del contradditorio, incontrate nel corso della procedura instaurata davanti al tribunale di sorveglianza di Roma e poi davanti alla Corte di cassazione". Infine secondo l'avvocata c'è stata una violazione del diritto alla libertà di opinione e di espressione, perché si sostiene che la misura applicata a Cospito possa avere avuto, in realtà, il fine di sanzionarlo per il suo credo politico. "Spero che il caso di Cospito sia esaminato con urgenza e in via prioritaria dalla Corte europea dei diritti umani e che ciò possa permettere di rimettere in questione al più presto la legittimità di quella misura che si sostiene essere stata comminata in modo illegittimo e sproporzionato", conclude l'avvocata. Cospito ha già presentato un altro ricorso a Strasburgo in cui afferma che è stato violato il suo diritto a non essere condannato per un crimine che al momento in cui è stato commesso non costituiva un reato in base alla legge italiana. L'anarchico, in questo caso ha chiamato in causa la sentenza 38184/22 della Corte di Cassazione.

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