Il caso Cospito e il 'nodo' delle attenuanti. Questo il tema su cui verte l'udienza pubblica fissata questa mattina a Palazzo della Consulta per il vaglio della questione di legittimità sollevata dai giudici torinesi nell'ambito del processo relativo agli ordigni che, nel 2006, esplosero davanti alla Scuola allievi carabinieri di Fossano, senza causare danni a persone ne' a cose. Per l'anarchico Cospito - dopo che la Cassazione ha disposto, nella primavera del 2022, un appello-bis, riqualificando il reato precedentemente contestato in quello, più grave, di strage (articolo 285 cp) - la Corte d'assise d'appello di Torino è ora chiamata a quantificare la pena: i magistrati torinesi, però, nello scorso dicembre, hanno sospeso il procedimento, inviando gli atti alla Corte costituzionale affinché valuti se sia o meno legittima la norma che vieta la possibilità, in relazione a tale reato, di far prevalere l'attenuante della "lieve entità del fatto" sulla recidiva aggravata. In udienza domattina prenderanno la parola la difesa di Cospito e l'Avvocatura dello Stato, mentre relatore della causa sarà il giudice Giovanni Amoroso: non è possibile, al momento, fare previsioni sui tempi di decisione della Corte, la cui sentenza potrebbe anche arrivare tra alcuni giorni. L'eventuale dichiarazione di incostituzionalità della norma censurata dalla Corte di Torino aprirebbe la possibilità per Cospito di essere condannato a una pena compresa tra i 20 e i 24 anni di reclusione al posto dell'ergastolo, condanna chiesta invece in appello bis dalla procura generale torinese. 

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