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Il procuratore Paci ha anche illustrato l’operazione Alcatraz e il modo con cui la droga entrava nel carcere di Trapani

Droga e cellulari sono stati introdotti all’interno del carcere trapanese “Pietro Cerulli” grazie all’ausilio di droni e palloni da calcio opportunamente svuotati e riempiti di stupefacenti, soprattutto cocaina, oltre che di dispositivi elettronici prima di essere lanciati oltre le mura del carcere. Un sistema ingegnoso e consolidato nel tempo che ha creato all’interno del carcere di Trapani un vero e proprio bazar favorito dalla complicità di alcuni agenti della penitenziaria. Questo è quanto sarebbe emerso dall’operazione “Alcatraz” che - ha reso noto il quotidiano “LiveSicilia” - ha accertato i fatti gravissimi che avvenivano all’interno della casa circondariale trapanese e ha portato i Carabinieri insieme al Nucleo Investigativo della Polizia Penitenziaria ad eseguire l’ordinanza di misura cautelare firmata dal gip Caterina Brignone all’indirizzo di 17 persone finite in carcere e 5 ai domiciliari.
Dietro compenso di denaro - si legge in una nota pubblicata da “PalermoToday - gli indagati avrebbero consentito l’introduzione in carcere di sostanze stupefacenti, telefonini (oltre 50 quelli sequestrati, ndr) e altri beni come armi improprie, sigarette e profumi in favore di soggetti reclusi, anche appartenenti alla criminalità organizzata e ristretti in reparti di alta sicurezza”. All’interno del carcere “Pietro Cerulli”, divenuto per molti detenuti “un luogo benedetto - come ha spiegato il procuratore Gabriele Paci - sono state accertate ampie zone sprovviste di vigilanza”.

Le critiche sulla riforma della giustizia Cartabia
Il capo della procura di Trapani, durante la conferenza stampa, ha anche evidenziato le criticità in seno alla riforma della giustizia Cartabia: “Questa indagine sarebbe stata difficile con le nuove procedure introdotte dalla legge Cartabia - ha spiegato Paci -. Questa è una riforma che impone di fare tutto in tempi rapidi e non tiene conto che indagini così articolate e complesse, rischierebbero di essere svelate agli indagati mentre ancora si stanno eseguendo gli accertamenti”.  L’operazione “Alcatraz” si è rivelata piuttosto ampia e “non c’è stato giorno in cui non abbiamo non potuto fare una nuova iscrizione nel registro degli indagati - ha precisato Paci -. Impossibile pensare a indagini veloci come chiede la Cartabia quando ci si trova davanti a scenari come questi. Impossibile poter pensare di fare degli ‘spacchettamenti’ e aprire ogni giorno una nuova indagine; sarebbe cosa più impegnativa per l’ufficio e verrebbe disarticolato il contenuto. Coniugare velocità di indagine e approfondimenti investigativi come impone la riforma della giustizia Cartabia - ha concluso Paci -, non è facile tantomeno possibile”.

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