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Antonello Nicosia: "Matteo Messina Denaro è sempre a Castelvetrano… non si scherza"

La pm della Dda di Palermo Francesca Dessì ha chiesto la condanna a un anno e sei mesi per falso dell'ex deputata di Italia Viva Giusy Occhionero, difesa dall'avvocato Giovanni Di Benedetto. L'ex parlamentare era accusata di aver fatto passare per suo assistente, consentendogli così di entrare nelle carceri senza permessi e di incontrare diversi capomafia, Antonello Nicosia, l'attivista radicale diventato solo in un secondo momento suo collaboratore. Il rapporto contrattuale tra i due venne formalizzato infatti in un secondo momento, quindi per mesi Nicosia venne spacciato per assistente di Occhionero. L'uomo, arrestato per associazione mafiosa e falso, è stato condannato in abbreviato in appello a 15 anni. Dietro alle battaglie sui diritti dei detenuti, secondo i giudici, nascondeva una vera e propria attività criminale portando all'esterno i messaggi del capomafia. Il processo è stato rinviato al 5 maggio per la sentenza. Oltre a Nicosia, sono stati condannati in appello il boss Accursio Dimino, accusato di essere il nuovo capo della cosca di Sciacca e Paolo e Luigi Ciaccio, accusati di favoreggiamento. Dimino ha avuto 18 anni e 8 mesi, i Ciaccio due anni e 8 mesi. La figura principale del procedimento però era Nicosia, descritto dai magistrati come "pienamente inserito in Cosa nostra": avrebbe progettato insieme a Dimino, danneggiamenti, estorsioni e omicidi. E, utilizzando il ruolo di collaboratore parlamentare di Giusy Occhionero, avrebbe incontrato boss detenuti, dato loro consigli affinché non collaborassero con la giustizia e riferito all'esterno i loro messaggi.

Gli incontri nelle carceri
Proprio quel continuo andare e venire all'interno delle carceri è stato uno dei nodi cardine dell'inchiesta.
Secondo i pm, Nicosia, proprio sfruttando i rapporti con la Occhionero (interrotti nel maggio 2019), aveva lo scopo preciso di "monitorare lo stato d’animo dei singoli mafiosi detenuti, dissuaderne eventuali iniziative collaborative e veicolare informazioni fra i detenuti e l’esterno”.
In totale gli investigatori hanno registrato quattro ingressi in altrettante strutture penitenziarie nell'arco di poco meno di un mese e mezzo.
Tra il 21 dicembre 2018 ed il 1 febbraio 2019 le visite sono state effettuate nelle carceri di Sciacca, Trapani, Agrigento e Tolmezzo, in provincia di Udine, dove è detenuto il cognato di Matteo Messina Denaro, Filippo Guttadauro.
Dopo una visita in quel carcere partì un'interrogazione parlamentare sulle “criticità” del penitenziario dove sono ospitati i boss in "casa di lavoro", una misura di sicurezza dopo l’espiazione della condanna.
Prima ancora, il 22 dicembre, Nicosia ed Occhionero avevano visitato la casa circondariale di Trapani incontrandosi con Santo Sacco, consigliere provinciale, ex consigliere comunale di Castelvetrano e sindacalista della Uil condannato in via definitiva quale componente della famiglia mafiosa di Castelvetrano, per conto della quale aveva intrattenuto un rapporto epistolare con il latitante Matteo Messina Denaro.
Il giorno successivo, dentro la vettura dell'assistente parlamentare, le cimici hanno registrato i commenti sull'incontro. "Santo Sacco è un bravo ragazzo, che deve legarsi al dito, basta che esce dal carcere - diceva Nicosia -. L'unica cosa che deve fare Santo Sacco è cucirsi la bocca... se si cuce la bocca...". Una raccomandazione che l'assistente parlamentare avrebbe fatto allo stesso detenuto. "Ma gliel'ho detto ieri, quando poi si è avvicinato gli ho detto 'Sa', porca puttana, continui a dire minchiate, a sparare cazzate, a parlare assai, cioè capisci che tua madre quando hai detto le prime cose avrebbe dovuto tagliarti la lingua?'".


nicosia antonello tp24

Antonello Nicosia


Ma quella non era la prima volta che Nicosia incontrava Sacco. Tempo prima, infatti, su autorizzazione del Dap attraverso una delle proprie associazioni volontaristiche che si occupano di diritti ai detenuti, aveva già fatto visita al detenuto quando questi si trovava al carcere Pagliarelli di Palermo. Una conoscenza pregressa che non doveva essere resa nota.
Dalle indagini era anche emerso che Nicosia era "riuscito a procurarsi uno strumento sottratto direttamente dalla legge a qualsiasi verifica, per comunicare con gli associati mafiosi detenuti". Infatti è stato certificato che Sacco, in carcere, aveva ricevuto dall'assistente della parlamentare una lettera scritta su carta intestata della Camera dei deputati.
L'elemento grave sottolineato dai pm è che la missiva "non è sottoposta né a limitazioni né a controlli in quanto proveniente da membro del Parlamento".
Anche questo scambio epistolare veniva commentato con la Occhionero. "La carta intestata della Camera, cioè io sono Santo Sacco, pure qua dentro, capito, la carta intestata della Camera", raccontava Nicosia alla deputata, che chiedeva a sua volta se gli era piaciuta. "Ma certo, la carta intestata della Camera, gli potevo mandare una cosa così? - proseguiva Nicosia - Mi sono fatto dare un blocchetto di carta intestata Camera dei Deputati. Con la firma sotto perché ho firmato tutte e due, gli ho messo Onorevole...e lui questa cosa la porterà in giro come una fidanzata... sezione. Io sono Santo Sacco, io sono Santo Sacco anche in galera! Ed il primo ministro (Matteo Messina Denaro, ndr) è sempre a Castelvetrano ...non si scherza", diceva ancora ridendo.
“L’impegno del Nicosia per Sacco - scrivono i pm - era tale che l’indagato aveva sollecitato la Occhionero ad attivarsi per far trasferire il detenuto da Nuoro a Roma perché, per ragioni allo stato non perfettamente decifrabili, lì avrebbe potuto ottenere, sempre a detta del Nicosia, un servizio di scorta”.
La deputata, che non è indagata, è stata sentita oggi dai pm come persona informata sui fatti. Ed è facile pensare che tra le domande che le saranno poste anche quelle sulle visite nelle carceri di massima sicurezza e gli incontri con i boss detenuti.
Gli inquirenti hanno evidenziato proprio come i rapporti tra lei e Nicosia si fossero interrotti da maggio, e al tempo stesso avevano anche registrato un'altra intercettazione, quella del 7 marzo, dove l'assistente si rivolgeva all'onorevole in modo minaccioso: “Onore’ non parlare a matula (inutilmente, ndr), Santo Sacco non sbaglia, il braccio destro del primo ministro (Messina Denaro, ndr), non sbaglia, non sbagliare a parlare tu”. E poi ancora: “Onore’ non è che fai finta che non capisci le cose e te la facciamo passare liscia. Non è permesso, altrimenti il cous cous a Selinunte non te lo puoi mangiare manco se porti Bersani…”.
Certo è che Nicosia aveva da tempo ideato quel modo di comunicare con i carcerati. In un'intercettazione del 4 gennaio 2019 veniva spiegato l'origine del rapporto di collaborazione con la deputata dopo che l’attivista radicale le aveva preparato “un’interrogazione parlamentare”: “Io le ho detto: ‘Mi fai un contratto come assistente parlamentare, ma anche senza soldi, per entrare e uscire dalle carceri e basta’”. L'intento era semplice: “Mi giro le carceri, visto che non potevo entrare, così con lei entro, vado al 41-bis. Faccio un sacco di cose, hai capito? Ho trovato questo escamotage". In un'altra intercettazione diceva ancora: "Se io ci vado senza deputato a fare la visita devo chiedere l’autorizzazione al Dap. Il Dap comunica al direttore e che minchia di visita è? Con un deputato ci vado all’improvviso, capito? Entro di notte pure. Ad Agrigento ci sono andato di notte”.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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