Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

"A me pare che il dibattito politico sulle intercettazioni sia tutto costruito attorno a piccoli totem che possono avere giustificazione sul piano della polemica istituzionale , ma sono del tutto inadeguati" , rispetto alla "complessità" con cui bisogna fare i conti, a cominciare dal "gravissimo ritardo tecnologico" che scontano magistratura e forze di polizia in Italia, a fronte invece di una criminalità organizzata che è molto più avanti su questo piano e ha "strutture logiche irriducibili alla dimensione nazionale", e dal problema del controllo di questi strumenti. A evidenziare quanto sia "vetusta" in un mondo che cambia persino la nozione di intercettazione su cui si impernia il dibattito politico è il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo. "Abbiamo a che fare con ambienti cibernetici", spiega Melillo intervenendo a un incontro sulle intercettazioni organizzato da Area, ma con armi spuntate, soprattutto se si guarda all'esperienza di altri Paesi. Come la Francia dove la magistratura "ha accesso ai sistemi informatici e criptati mediante l'ausilio di risorse garantite dal segreto di Stato". In Italia invece "il sistema giudiziario non ha la possibilità di poter prescindere da tecnologie private delle quali non sappiamo nulla" e che rendono allo stato "impossibile assicurare la sicurezza delle 140 sale server delle procure". Tutt'oggi, spiega il procuratore, "c'è un rilevantissimo problema di controllo delle tecnologie. Bisogna alzare le difese, non abbandonare il campo considerandolo ingovernabile". Tra i problemi aperti c'è anche quello di "innalzare il livello delle garanzie". "E' un sfregio che si possa acquisire lo smartphone di una persona procedendo per una contravvenzione", osserva il procuratore. Anche giudici e pm devono fare la loro parte. "Con le tecnologie occorre misurarsi, ma va fatta una domanda di intervento legislativo molto più colta e articolata di quella che anche la magistratura si è mostrata capace di esprimere". Sarebbe uno sbaglio "una battaglia di retroguardia ancorata alla difesa dell'esistente".

Foto © Imagoeconomica

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos