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No all'invio degli atti alla Corte costituzionale sulle nuove norme in materia di ergastolo ostativo. E' quanto ha deciso la prima sezione penale della Cassazione, in merito al ricorso presentato dalla difesa di Salvatore Pezzino, detenuto nel carcere a Tempio Pausania e condannato all'ergastolo per reati ostativi, il quale, da tempo, chiede di poter accedere alla liberazione condizionale. L'avvocato Giovanna Beatrice Araniti, legale di Pezzino, aveva rilevato profili di incostituzionalità nella nuova normativa - contenuta nel decreto Rave approvato dal Governo Meloni il 31 ottobre scorso e convertito in legge il 30 dicembre - e chiesto ai giudici del 'Palazzaccio' di trasmettere gli atti alla Consulta. La Suprema Corte, invece, non ha trasmesso gli atti ai giudici costituzionali ma al tribunale di sorveglianza de L'Aquila, che dovrà quindi riesaminare il caso di Pezzino. Per capire nel dettaglio le ragioni della decisione della Cassazione - che ha annullato con rinvio l'originaria ordinanza dei giudici de L'Aquila sul ricorso del detenuto - bisognerà attendere il deposito delle motivazioni nelle prossime settimane. Anche la procura generale della Cassazione, con requisitoria scritta, non aveva sollecitato una nuova trasmissione di atti alla Consulta, ma aveva invece chiesto un nuovo esame davanti al tribunale di sorveglianza. Il caso di Pezzino e' stato proprio quello al centro del procedimento che ha portato la Corte costituzionale, nel 2021, a rilevare come la preclusione assoluta di tale beneficio penitenziario legata alla mancata collaborazione con la giustizia non sia in linea con i principi dettati dalla Costituzione: con la sua ordinanza (la 97/2021), la Corte diede quindi un anno di tempo al legislatore per intervenire sulla materia. Dopo vari rinvii, gli sviluppi degli ultimi mesi, con le nuove norme sull'ergastolo ostativo contenute nel cosiddetto decreto Rave: un intervento legislativo che ha portato i giudici della Consulta, dopo l'udienza dell'8 novembre, a decidere di non pronunciarsi sulla questione e a rimettere gli atti del processo alla Cassazione, da cui la questione stessa era stata sollevata nel 2020.

Foto © Imagoeconomica

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