Con la modifica delle norme sull'ergastolo ostativo, la mancata collaborazione non costituisce più un fattore preclusivo alla liberazione condizionale, in presenza dei requisiti della durata della pena espiata e del "sicuro ravvedimento", che, in relazione ai condannati all'ergastolo per reati ostativi, comporta anche "una attiva partecipazione al percorso rieducativo" e la "mancanza attuale" di "collegamenti" con i clan, e con il "contesto" nel quale il reato è stato commesso.
Per questo la Procura della Cassazione, rappresentata da Pietro Gaeta e Giuseppe Riccardi - non ritiene necessario che la questione ergastolo ostativo - della quale si torna a discutere nell'udienza fissata per l'8 marzo - torni alla Consulta.
Di contrario avviso, invece, l'avvocatessa Giovanna Araniti che per Salvatore Pezzino in carcere da 30 anni chiede la fine dell'ergastolo ostativo, anche in mancanza di collaborazione, e l'invio delle nuove norme alla Consulta in quanto a suo avviso sono "fumose" e hanno realizzato una riforma solo "di facciata”.
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