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In una lettera si dice pronto a morire. E la difesa prepara ricorso alla Cedu

Pochi giorni dopo il suo ritorno nel padiglione del Servizio assistenza intensificata del carcere di Opera Alfredo Cospito, l'anarchico detenuto in regime di 41 bis, in sciopero della fame da 133 giorni torna a trasmettere il proprio messaggio. Lo ha fatto con una missiva letta ieri durante la conferenza stampa che si è tenuta nella sala Nassiria del Senato, in cui ha partecipato il suo legale, l'avvocato Flavio Rossi Albertini.
Poche parole in cui è tornato ad esprimere i motivi della propria battaglia, ovvero cancellare il 41 bis, non solo per sé stesso, ma per tutti i detenuti sottoposti al regime carcerario speciale. 
Nella missiva l'anarchico si dice "pronto a morire per far capire al mondo cosa sia veramente il 41 bis". Quindi aggiunge: "Sono convinto che la mia morte porrà un intoppo a questo regime - prosegue la lettera - e che i 750 che lo subiscono da decenni possano vivere una vita degna di essere vissuta, qualunque cosa abbiano fatto. Amo la vita, sono un uomo felice non vorrei cambiare la mia vita con quella di un altro e proprio perché l'amo non posso accettare questa non vita senza speranza".
Sul caso Cospito abbiamo già evidenziato i punti critici e il fatto che la battaglia viene espressamente condotta dall'anarchico anche per i boss mafiosi rende ancor più stringenti i parametri di valutazione. Perché se in principio di massima all'inizio sarebbe stata sufficiente la detenzione in alta sicurezza, oggi la questione è decisamente più delicata. 
La Cassazione ha stabilito che il provvedimento nei confronti di Cospito, a cui il ministro Nordio ha confermato il 41 bis, è stato ritenuto legittimo. 
Nei giorni scorsi l'ex consigliere togato del Csm, Sebastiano Ardita, ha evidenziato come sul 41 bis si stiano scatenando polemiche sterili. 
"In un tema così delicato lo Stato non può essere in balia della pubblica opinione: un giorno buonisti, un giorno inflessibili. In un Paese serio si stabilisce una linea e la si difende”. E ancora aggiungeva: “Dovremmo smetterla con questo dibattito da strada sul 41 bis, rimettendo le cose in ordine, distinguendo compiti e responsabilità tra politica e magistratura, e ragionando sulle conseguenze sistemiche delle scelte su singole vicende come il caso Cospito”.
Ugualmente il magistrato evidenziava le problematiche del regime di alta sicurezza che "con le celle aperte e la riduzione dei controlli, di fatto è bassa sicurezza. Per cui i pm chiedono 41 bis anche a chi non ne avrebbe bisogno”. 
C'è dunque un problema carceri che il Governo dovrebbe risolvere in maniera seria, con il rischio concreto che il 41 bis salti, anche perché "vi si ricorre con troppa leggerezza, esponendolo a rischi di tenuta". 
In mancanza di un dibattito serio proteste come quella di Cospito trovano un certo consenso da parte dell'opinione pubblica e nel Paese stanno aumentando le proteste. Oggi a Milano c'è una protesta davanti la sede di Fratelli d'Italia e sabato a Torino è attesa un'altra manifestazione. Dal Viminale fanno sapere di aver innalzato il livello di attenzione per prevenire profili di rischio connessi ad eventuali minacce alla pubblica sicurezza. 
Intanto il legale Albertini va avanti e annuncia di essere pronto a fare ricorso alla Cedu per un provvedimento d'urgenza. Certo è che sul 41 bis e l'ergastolo ostativo, che sarà oggetto di discussione in Cassazione il prossimo 8 marzo, la partita è apertissima. E come abbiamo già detto in passato, non riguarda solo l'anarchico Cospito, ma tutti quei boss che al momento stanno a guardare, incrociando le dita.

Foto © Imagoeconomica

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