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Alle tangenti segue anche la truffa, sequestrati 170mila euro all’eurodeputata della Lega Stefania Zambelli

Antonio Panzeri, come un fiume in piena, continua a fornire nomi e informazioni al procuratore Michel Claise che da tempo sta indagando sul caso che ha scosso pesantemente il Parlamento europeo. Ora, nell'elenco di nomi forniti da Panzeri - ha reso noto il quotidiano “La Repubblica” - ci sarebbe anche quello dell’ex europarlamentare di Forza Italia, Lara Comi. "C'è stato un incontro a Doha, nella primavera del 2019, con il ministro Al Marri, Francesco Giorgi, l'algerino (Boudjellal, ndr) e io (Panzeri, ndr), Andrea Cozzolino, Lara Comi. Penso che Eva Kaili fosse presente, ma la decisione presa, in termini di denaro per i deputati, includeva anche lei - ha puntualizzato Panzeri -. Al termine, i qatarini hanno deciso di mettere a disposizione per le campagne elettorali dei tre, 250.000 euro ciascuno. Ed è stato fatto." - prosegue - “È importante smentire l’idea che io sia il grande capo - ha puntualizzato Panzeri -. Queste persone accettavano denaro in cambio della tutela degli interessi del Qatar come parte del loro lavoro parlamentare. Si stabilì che Giorgi assumesse il ruolo di assistente di Cozzolino. I soldi sono arrivati a casa sua, un milione e 250 mila euro in contanti. C’erano anche 250 mila euro per me e per lui".
Antonio Panzeri ha anche raccontato della volta in cui Comi lo ha chiamato per chiedergli di custodire una borsa che si trovava nel suo appartamento di Bruxelles.
"Nel 2019 Comi mi ha chiamato chiedendo un favore, se potevo ritirare una borsa dal suo appartamento a Bruxelles e metterla da parte”. La borsa della Comi sarebbe stata presa in custodia dell’assistente di Panzeri, Giuseppe Meroni e, a seguito dell’arresto di Lara Comi  nell'inchiesta "Mensa dei poveri", Antonio Panzeri si sarebbe recato da Meroni per aprire la borsa e verificarne il contenuto. “A seguito della situazione, sono andato da Meroni e abbiamo aperto la borsa. Ho visto dei vestiti e dei libri vuoti all'interno, con contanti tra 60 e 70 mila euro, non li ho contati. Quindi ho preso tutto e ho deciso di buttare via i soldi nella spazzatura. Meroni ha visto i soldi ma non ha preso niente". Panzeri ha proseguito raccontando di aver telefonato Lara Comi per informarla della decisione che avevo preso una volta aperta la borsa. “Le ho solo detto che i soldi non c'erano più. Sulla borsa - ha proseguito Panzeri -, le ho detto che il caso è chiuso e non mi ha chiesto altro. Non so da dove vengano i soldi di questa borsa”.

Tra i nomi anche quello di Susanna Camusso
Panzeri ha anche raccontato di presunti finanziamenti provenienti dal Qatar per la campagna di Susanna Camusso come presidente dell’Unione globale dei sindacati del 2018. "Eravamo Giorgi, Al Marri, l'algerino e io - ha ricordato Panzeri -. Mi è stato chiesto chi fosse l'italiana candidata. Dissi che conoscevo Camusso perché eravamo stati nello stesso sindacato. Mi dicono che l'avrebbero incontrata volentieri e l'avrebbero aiutata. Ho parlato con lei a Milano - ha ricordato Panzeri - e mi ha detto di essere disponibile per questo incontro, che si è tenuto poche settimane dopo". Specificando che non si trattava di soldi  ma di aiuti ai sindacati africani e al Medio Oriente, Panzeri, ha proseguito. “In precedenza, avevamo individuato una cifra di 600mila euro (...) che mi sono stati dati dall'algerino in una borsa e sono una buona parte dei soldi trovati nella mia casa. Poi ho saputo che bastavano solo 50mila. Mi restavano quindi 500mila che ho tenuto”.
Alle dichiarazioni di Panzeri sono seguite anche quelle di Susanna Camusso che ha precisato: “Non mi è stato chiesto di supportare il Qatar in nessun modo, né si è parlato mai di denaro. So che alcune donazioni sono state ricevute da altri sindacati per le organizzazioni più povere. Non ero coinvolta direttamente e non conosco i dettagli”.

Non solo tangenti
Al caso Qatargate, purtroppo, si aggiunge anche una presunta frode ad opera dalla leghista Stefania Zambelli, attualmente indagata dalla Procura europea (EPPO) di Milano perché, secondo i pubblici ministeri, avrebbe utilizzato fondi del Parlamento europeo per pagare lo stipendio di "quattro membri del personale" per attività mai svolte, oppure, svolte solo in parte. A seguito dell’accusa che ha investito Zambelli e quattro dei suoi assistenti, la Procura europea e la Guardia di Finanza hanno eseguito un sequestro di oltre 170mila euro nei confronti della eurodeputata bresciana.
"Secondo gli elementi di prova - ha comunicato la Procura europea - i quattro membri del personale non hanno svolto le attività connesse alla funzione per la quale erano stati assunti, o le hanno svolte solo parzialmente, documentando falsamente la loro attività al Parlamento europeo. Inoltre, hanno travisato i propri titoli di studio, avendo dichiarato competenze scolastiche e professionali di cui, secondo l'inchiesta, non disponevano. Si ritiene che l'eurodeputata, strettamente legata ad almeno una delle persone assunte, abbia beneficiato anche delle somme corrisposte dal Parlamento europeo per le attività lavorative che il personale avrebbe dovuto svolgere". Nella stessa inchiesta risulterebbe indagato anche il compagno della figlia della deputata: l'ultrà del Milan Marco Pacini.
Sul caso, il quotidiano “Europa Today”, ha riportato la nota diffusa da Stefania Zambelli per respingere tutte le accuse che le sono state rivolte. “In relazione ai fatti che hanno determinato l'esecuzione del sequestro preventivo a mio carico, tengo a precisare che né io né i miei collaboratori abbiamo commesso alcun illecito. Il nostro operato è sempre stato improntato alla massima lealtà e trasparenza nei confronti delle istituzioni e della collettività - ha precisato Zambelli -. Mi preme sottolineare che l'assistente parlamentare che con la sua denuncia ha dato origine a questo procedimento, è la stessa persona che mi aveva già denunciato al Parlamento europeo nel 2019, con le stesse argomentazioni. In quella circostanza - ha proseguito Stefania Zambelli -, per i medesimi fatti, questa assistente è stata all'esito del giudizio licenziata per giusta causa, secondo le indicazioni ricevute dagli stessi funzionari del Parlamento europeo, mentre nei miei confronti non è stato emesso alcun provvedimento. Sono a completa disposizione delle autorità giudiziarie per qualsiasi chiarimento".

Foto © Imagoeconomica

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