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Escludere i reati predatori, la violenza privata e le lesioni dai reati perseguibili solo a querela. E rendere sempre procedibili d'ufficio tutti i reati per i quali è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza.
È questo il comune pensiero dei procuratori di Palermo, Maurizio de Lucia, di Reggio Emilia, Calogero Gaetano Paci, di Foggia, Ludovico Vaccaro e di Modena, Luca Masini ascoltati ieri in commissione giustizia alla Camera dei Deputati. In particolare i magistrati hanno chiesto al governo di ritoccare il disegno di legge con il quale il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha voluto operare un intervento chirurgico sulla riforma Cartabia che ha esteso l'area dei reati per i quali si può procedere solo in presenza di una querela della vittima, dopo il clamore suscitato da alcuni casi di cronaca.
Per il procuratore della Repubblica il ritorno alla procedibilità d’ufficio se c’è l’aggravante di mafia o di terrorismo è positivo, ma per il resto il ddl non va bene: ha lasciato la procedibilità a querela per reati come sequestro, lesioni, minacce e furti. Non va neppure bene che si possa eseguire l’arresto in flagrante ma se entro 48 ore la vittima non sporge querela, la scarcerazione è automatica. “La soluzione più razionale - ha detto il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia - è che si ripristini la procedibilità d’ufficio altrimenti rischiamo di non fare i procedimenti”.


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Il procuratore capo di Palermo, Maurizio de Lucia © Deb Photo


Guardiamo con tranquillità all’intervento che è stato proposto - ha detto - quindi al ritorno della procedibilità d’ufficio per i delitti aggravante di terrorismo e in particolare all’aggravante di partecipazione all’associazione mafiosa o di agevolazione all’associazione mafiosa”. Per quanto riguarda l’arresto in flagranza per posizioni di soggetti per i quali la querela non è stata acquisita, e per il quale la persona che la doveva proporre non è rintracciabile, secondo de Lucia rimane un “problema molto grave a nostro giudizio di applicazione pratica: perché onera la polizia giudiziaria di una ricerca nelle 48 ore successive all’arresto assai complicata e naturalmente non determinabile in cui la ricerca comincia. Quindi avremo una situazione in cui ci sono dei soggetti tenuti in custodia nelle camere di sicurezza - perché parliamo di reati predatori, in particolare di furti aggravati - che inspiegabilmente anche per loro dovranno essere rimessi in libertà se non verrà ritrovata e interrogata la persona offesa che dovrà poi sporgere la querela”. Le "finalità deflattive" della riforma Cartabia - ha continuato il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo - "avevano invaso anche il campo delle indagini su mafia e terrorismo, assoggettati alla procedibilità a querela, che in certi contesti equivale a un arretramento delle capacità di intervento repressivo e di tutela delle vittime". Quindi quella operata dal governo è "una correzione importante".


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Il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo © Imagoeconomica


"Ad oggi è difficile una ricognizione dell'impatto che le disposizioni hanno avuto anche su procedimenti di mafia", ha sottolineato, evidenziando che "anche la correzione difficilmente determinerà la rimozione degli effetti prodotti". Quanto alla possibilità per la polizia giudiziaria di procedere all'arresto in flagranza, per i reati per i quali è previsto, e poi raccogliere, entro le 48 ore successive, la querela della persona offesa, per il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo "costituisce un obiettivo di appesantimento delle procedure che gravano sulla polizia giudiziaria ma che condizionano anche le determinazioni del pm prima e del giudice poi ai fini della convalida dell'arresto".
La riforma Cartabia - ha continuato Calogero Gaetano Paci - quindi il decreto legislativo 150 del 2020 ha, secondo il mio giudizio, squilibrato eccessivamente con riferimento all'ampliamento dell'area della procedibilità (tramite querela, ndr) quel punto di equilibrio che necessariamente ci deve essere tra difesa sociale da un lato e esigenze di tutela - altrettanto importanti e costituzionalmente garantite - delle garanzie difensive degli indagati e dei soggetti sottoposti ad indagine. Già ad un primo esame dei reati per cui è stata modificata la procedibilità ci si rende conto che c'è qualcosa che non va".


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Il procuratore capo di Reggio Emilia, Gaetano Paci © Imagoeconomica


Il procuratore di Reggio Emilia ha sottolineato che la procedibilità per querela è stata introdotta anche per lesioni gravi maturate in contesti di relazioni affettive e familiari: "Questo tipo di scelta appare particolarmente deficitaria nel momento in cui non si preoccupa di tutelare le vittime della criminalità organizzata ormai presente nel nostro paese non soltanto nel sud e centro". "Anzi ho potuto constatare che la perpetrazione di condotte intimidatorie, estorsive e ricattatorie è molto più frequente perché spesso non viene denunciata anche per la difficoltà, anche di percezione del fenomeno mafioso che soprattutto al nord si verifica".
Quindi, secondo il magistrato, serve una "aggravante" che sollevi le vittime dalla responsabilità di doversi esporre nel denunziare persone.
Mentre il procuratore di Modena Luca Masini ha ritenuto che sarebbe stato meglio anche lasciare i furti pluriaggravati tra i reati perseguibili d'ufficio.

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