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L'ex direttore del carcere di "Ranza" Giuseppe Renna (che adesso guida anche la casa di reclusione di Arezzo) era stato abusivamente intercettato e intimidito. L'ex commissario capo del carcere lo avrebbe minacciato di inviare a un'emittente televisiva nazionale i colloqui da lui avuti nel penitenziario di San Gimignano il 21 marzo 2021 con cinque detenuti.
Una vicenda che descrive il clima pesante determinato all’interno del penitenziario dall’inchiesta ’madre’, quella sulle presunte torture dell’ottobre 2018: la sentenza nel processo a 5 agenti arriverà il prossimo 9 marzo.
La pressione era stata esercitata, secondo la procura di Firenze, per evitare che gli incontri avvenissero in maniera riservata, senza che fossero presenti gli ispettori coordinatori.
Alle pressioni il direttore aveva reagito con la denuncia.
Per questo l’operatore della penitenziaria, difeso dall’avvocato Nicodemo Gentile di Perugia, è stato condannato ieri con rito abbreviato con l'accusa di tentata violenza privata a tre mesi e 10 giorni di reclusione e al pagamento delle spese processuali.
L'inchiesta era partita nell'aprile 2022, con l'interdizione dell'ispettore per nove mesi di servizio.
In tutto carabinieri e polizia postale avevano trovato 165 file sul suo pc.
Un ispettore coinvolto nella stessa inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli ha invece chiesto la messa alla prova: è accusato di abuso d'ufficio, violazione di sigilli, intercettazioni illecita di comunicazioni, accesso abusivo al sistema informatico per aver captato illecitamente diverse conversazioni all'interno delle celle e le comunicazioni telefoniche dei detenuti.
Il magistrato Luca Tescaroli aveva anche sollecitato per il commissario capo l'interdizione da servizi per dieci mesi ma il gip aveva rigettato la richiesta ritenendo che non c’erano sufficienti elementi per ritenerlo autore delle registrazioni
Il giudice Piergiorgio Ponticelli deciderà nelle prossime settimane.

Foto © Imagoeconomica

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