L’ex pm di Trapani commenta la riconciliazione tra la sorella di Giovanni Falcone e il sindaco di Palermo
Siamo difronte all’ennesimo “episodio tipico di una Palermo che non trova il coraggio di posizioni di chiusura intransigente verso scelte inaccettabili in tema di lotta alla mafia”. È il commento lapidario di Alfredo Morvillo, ex procuratore di Trapani e fratello di Francesca Morvillo, contenuto in una lettera che ha inviato a la Repubblica in seguito al riavvicinamento di Maria Falcone (sorella di Giovanni) e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. L’episodio richiama la vicenda della “sedia vuota” che il politico, allora non ancora eletto, ha lasciato lo scorso anno in occasione del trentennale degli eccidi del 1992. Ma c’era anche ben altro che bolliva in pentola. “Una questione di principio - come giustamente sottolineò la Falcone lo scorso anno -: la politica non deve dare il minimo sospetto di relazioni con la mafia”. Il riferimento era all’endorsment che l’ex magnifico rettore Roberto Lagalla ebbe durante la campagna elettorale delle amministrative (candidato di centrodestra) da uomini condannati per mafia come Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro (il primo per concorso esterno in associazione mafiosa, il secondo per favoreggiamento: entrambi pena scontata). Soggetti che si sono spesi in primissima persona per appoggiare la candidatura di Lagalla a sindaco di Palermo. A ben poco sono servite le parole dell’attuale primo cittadino quando disse che “Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri, non sono ispiratori della mia candidatura; quindi, non ritengo che debba dire altro”. Risiedeva proprio lì la “questione di principio” a cui faceva riferimento Maria Falcone: Lagalla doveva dire di più, distanziandosi in maniera chiara e convinta da Cuffaro e Dell’Utri. Poi è arrivata la vittoria dell’ex magnifico rettore alle amministrative e, successivamente, quelle di Renato Schifani alle regionali: anche lui caldeggiato da Cuffaro e Dell’Utri (guarda caso). “La politica è compromesso”, alcuni dicono, ma la questione morale non può venir meno. E l’“odor di mafia” non svanisce con un colpo di spugna. Ecco perché lascia perplessi quell’istantanea che ritrae Maria Falcone e Roberto Lagalla dentro Palazzo delle Aquile: sorridenti, come se nulla fosse successo. Una riconciliazione. Il Sindaco, infatti, ha ricevuto la sorella del magistrato ucciso nella strage di Capaci per iniziare a discutere delle commemorazioni dell'eccidio in programma la prossima primavera (2023): un modo per compensare anche l'immagine di quella "sedia vuota".
La sorella di Giovanni Falcone, Maria, con il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla
Dopo l'incontro sia la fondazione Falcone che l'entourage del sindaco hanno tenuto le bocche cucite sui contenuti della conversazione durata circa mezz'ora. "I dettagli saranno pubblici fra un po'", ha chiuso l’argomento la Fondazione. Si sa, però, che l'obiettivo è creare un calendario comune di eventi, con la possibilità di dare vita a progetti che rendano concreto il ruolo del Comune e l'idea di coinvolgere anche la Regione. "L'obiettivo - ha detto Lagalla - è costruire insieme un calendario di appuntamenti che non si limitino alla ritualità dell'evento ma che aiutino i giovani a sviluppare una coscienza e una cultura antimafia". In tutto ciò Lagalla punta anche a ripulire la propria immagine, e quella della sua amministrazione, dalle polemiche nate a ridosso del voto che l'ha portato sulla poltrona principale di Palazzo delle Aquile. Polemiche che si erano trasformate in un caso nazionale. Davanti a tutto ciò, però, Alfredo Morvillo ha scelto la strada della coerenza e non ha cambiato idea. “Poco importa chi siano i singoli protagonisti di questa triste storia infinita di una città, che non riesce ad acquisire una mentalità di grande rigore verso tutto ciò che ha anche il più lieve odore di mafia – ha commentato nella lettera -. Contano le idee, conta l'atteggiarsi di una Palermo che ancora oggi riconosce legittimazione etica, sociale e politica a chi l'ha tradita, schierandosi al fianco della mafia”. “Dalle pubbliche istituzioni i cittadini dovrebbero ricevere messaggi di chiusura intransigente verso tutto ciò che riecheggia il ben noto compromesso mafioso – ha scritto -. Nella nostra Palermo tutto ciò non accade: arrivano sistematicamente messaggi di pacifica convivenza con ambienti notoriamente in odore di mafia. Questa Palermo (fortunatamente con le dovute eccezioni, purtroppo silenziose) non conserva nel suo cuore e nella sua mente alcuna traccia del sacrificio di quei tanti uomini e donne che per la lotta alla mafia hanno dato la vita”.
Insomma, poco importa chi siano i protagonisti di questa vicenda. L’Antimafia con la maiuscola è innanzitutto “una scelta di campo”, come spesso ricorda anche il Procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri. Non può esistere una zona grigia, un’area di confort utile a portare avanti “progetti” e “attività” accettando – a volte – il “puzzo del compromesso morale”. Questa è l’ennesima triste storia tutta italiana che è finita, ancora una volta, a “tarallucci e vino”.
Foto di copertina © Deb Photo
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