Rocco Fava e Luca Palamara non sono le fonti della notizia dell'esposto che riguardava l'ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, riportato nei due articoli pubblicati il 29 maggio del 2019 sul Fatto Quotidiano e sulla Verità.
Lo hanno affermato oggi in aula i giornalisti dei due quotidiani Marco Lillo e Giacomo Amadori sentiti a Perugia come testimoni nel processo sulle rivelazioni che vede imputati l'ex magistrato Luca Palamara e l'ex pm di Roma Stefano Rocco Fava, ora giudice civile a Latina.
Nello specifico gli articoli in questione riguardavano la notizia dell'esposto di Fava, all'epoca pm della Procura della Repubblica di Roma, nei confronti dell'allora procuratore capo Giuseppe Pignatone. Sulle fonti entrambi i giornalisti si sono appellati al segreto professionale. Il presidente del collegio, Alberto Avenoso, non ha ritenuto necessario "l'invito" dei pm a rivelare le fonti, non ravvisandone gli estremi di legge.
"Per scrivere questo articolo - ha spiegato Amadori - ho sentito varie fonti. Ho anche cercato di interloquire con Ielo, l'ho chiamato due volte ma si e è mostrato irritato dalle mie domande".
Il giornalista ha ricordato di aver conosciuto Fava proprio nei giorni in cui ha poi scritto l'articolo, per chiedere conferma dell'informazione che aveva ricevuto. "Ho bussato alla sua porta, ma non ho avuto molta attenzione. Quando gli ho fatto la domanda sull'esposto non ha smentito né confermato. Ricordo solo che è stato un colloquio stringato", ha detto, e ha ribadito: "Rifiuto in modo assoluto di essere considerato lo strumento di qualsiasi cosa".
Secondo il teste l'articolo in questione sarebbe nato "in modo casuale" da un suo interesse professionale alla nomina del procuratore di Roma: "C'era stato - ha affermato - un attacco alla possibile nomina di un candidato di Magistratura Indipendente e ho ritenuto interessante intervistare il segretario di Mi Antonello Racanelli così il 24 maggio sono andato in procura ad intervistarlo".
In queste circostanze, ha aggiunto, "ho avuto la notizia dell'esposto".
"Arrivato in Procura ho parlato con alcuni giornalisti e magistrati e ho appreso la notizia che c'era un esposto che era stato presentato da un magistrato progressista che non conoscevo, Fava, contro i suoi superiori", ha proseguito ancora Amadori che, alla domanda dei pm Mario Formisano e Gemma Miliani se avesse visto l'esposto ha spiegato di aver visto degli allegati, "l'esposto credo di no".
"Quando successivamente l'ho visto ho notato che nell'esposto non c'era nessun riferimento al dottor Ielo. Le fonti mi avevano detto invece che c'era un riferimento a Ielo altrimenti non lo avrei cercato".
E' durata pochi minuti la testimonianza di Marco Lillo. Anche lui si è avvalso al segreto professionale ed ha aggiunto di non aver "avuto la notizia dell'esistenza dell'esposto dal dottor Fava" e di non aver "avuto rapporti con Palamara in merito a questo articolo". "Palamara è una persona con la quale ho avuto rarissimi rapporti" ha detto Lillo.
Caso Procure, i giornalisti Amadori e Lillo affermano: ''Tra le nostre fonti né Palamara né Fava''
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