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Pm Francesco Cascini: “Un'organizzazione scrupolosa, strategicamente violenta e con mire espansionistiche”

Nonostante la scelta del rito abbreviato che ha permesso lo sconto di un terzo della pena, sono stati inflitti, complessivamente, ben 187 anni di carcere nei confronti di sedici persone accusate di far parte del gruppo mafioso albanese che, a Roma, avrebbe innescato una guerra per il controllo del territorio in riferimento allo spaccio di droga. Altri undici imputati saranno invece giudicati con il rito ordinario.
In particolare, sono stati chiesti vent’anni di carcere sia per il boss Ermal Arapaj che per il suo rivale, Elvis Demce, l’alleato di Fabrizio Piscitelli noto anche con il nome di “Diabolik”.
La requisitoria portata avanti dai pm che hanno contestualizzato anche l’aggravante mafiosa - ha reso noto il “Corriere delle Sera” -, ha precisato che "non siamo di fronte a un'organizzazione ‘statica’ come altre dedite allo spaccio, ma ad un fenomeno differente, un’organizzazione con mire espansionistiche evidenti. Un progetto al quale Elvis Demce lavora con scrupolo e scaltrezza." - prosegue - “Come il direttore generale dell'azienda che cerca di comprare all’ingrosso per abbassare i costi e ampliare le aree sotto il suo controllo per vendere in breve tempo a una clientela sempre più ampia - ha spiegato il pubblico ministero Francesco Cascini - , Demce ha adottato strategie di violenza feroce per trasmettere il messaggio ai suoi rivali: ‘ci prendiamo tutta Roma'”.
Gli arresti eseguiti a gennaio del 2022, seguono le indagini iniziate cinque anni prima, nel 2017, conseguentemente all’omicidio di Cristian Di Lauro. Il delitto, infatti, avrebbe sollecitato l’attenzione degli inquirenti sia sul boss albanese Ermal Arapaj, operativo con droga ed estorsioni soprattutto in zona Castelli di Roma, che sul suo rivale, Elvis Demce, collegato all'organizzazione guidata da Diabolik, ucciso in un agguato al parco degli Acquedotti il 7 agosto del 2019.

Fonte: Fanpage.it

Foto © Imagoeconomica

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