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Il consiglio non si costituisce parte civile

Il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di resistere in giudizio contro la sentenza del Tar del Lazio che, accogliendo il ricorso di Piergiorgio Morosini, aveva annullato la nomina di Antonio Balsamo a presidente del Tribunale di Palermo. Il plenum ha approvato a maggioranza (nove voti a favore, sei contrari e quattro astenuti) la delibera della quinta commissione che invita l'Avvocatura dello Stato a impugnare la sentenza, "chiedendone la riforma e, in via cautelare, la sospensione degli effetti". Il gip Morosini aveva impugnato la delibera del plenum del Csm del 7 luglio 2021 con cui venne approvata la proposta di conferimento a Balsamo dell'ufficio direttivo di presidente del Tribunale di Palermo. Secondo Morosini, Balsamo non avrebbe avuto i requisiti richiesti per ottenere quella nomina. Il Tar lo scorso 19 settembre ha accolto il suo ricorso, annullando l'atto impugnato. Contro questa decisione, inoltre, Balsamo aveva annunciato ricorso presso il Consiglio di Stato.
Durante il plenum sono state esposte diverse posizioni in merito alla costituzione in giudizio dell'organo di autogoverno. In particolare il consigliere togato Nino Di Matteo, favorevole alla costituzione in giudizio del Consiglio, ha ricordato che "in quei cinque anni il dottore Balsamo ha fatto il giudice. Ha presieduto la corte d'Assise di Caltanissetta nei processi Capaci bis e Borsellino quater. Per cinque giorni la settimana, a volte per quattro giorni a settimana, ha fatto il presidente di corte d'Assise, dalle nove del mattino alle venti di sera, perché questi sono gli orari e questi sono gli impegni di un presidente di corte d'Assise a Caltanissetta in quel tipo di processo".

Trasferito il giudice Luciana Sangiovanni
È stato deciso nella giornata di mercoledì il trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale per Luciana Sangiovanni, giudice al tribunale di Roma. Il motivo della decisione, votata a maggioranza dal plenum del Consiglio superiore della magistratura (con i voti contrari del consigliere togato Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita) le "reiterate e specifiche informazioni su cause civili pendenti" fornite a Luca Palamara, allora consigliere del Csm, attraverso chat e conversazioni telefoniche risalenti al periodo in cui Palamara presiedeva la commissione per gli incarichi direttivi e la giudice aveva presentato domanda per diventare presidente di sezione, nomina poi deliberata.
Il consiglio non è stato convinto neanche dalla linea difensiva del legale del giudice, ascoltati entrambi dal plenum durante la seduta. Sangiovanni ha spiegato di aver fornito a Palamara informazioni neutre e "ricavabili dal registro di cancelleria a cui hanno accesso tutti i cittadini" e di non aver mai "sollecitato i giudici titolari di questi procedimenti".
Lo stesso consigliere togato Nino Di Matteo ha spiegato che non c’è “nessun elemento che possa provare che la dottoressa Sangiovanni abbia anche semplicemente avuto" l'intenzione di condizionare "la procedura concorsuale che la riguardava, né tantomeno alcun elemento concreto per ritenere che con la sua attività abbia tentato di condizionare l'attività giudiziaria e i procedimenti trattati dalle colleghe del tribunale di Roma".
Queste conclusioni, ha spiegato il magistrato, "giungono attraverso un'analisi integrata di tutte le chat, ma anche attraverso le dichiarazioni dei colleghi e delle colleghe che abbiamo udito in prima commissione".
In conclusione, "si è trattato di uno scambio di informazioni" tra Palamara e Sangiovanni, ma si trattava di informazioni mai coperte "da una qualunque forma di segreto ed erano anche, non è un particolare di poco conto, informazioni accessibili a tutti". Questa è in sostanza la "mancanza di volontà di condizionare una qualsiasi procedura" ha detto il consigliere togato.
Anche il collega Sebastiano Ardita ha preso la parola durante la seduta spiegando che questa procedura non ha "nessun tipo di fondamento dal mio punto di vista". "Mi sembra che qui sia davvero carente ogni aspetto che riguardi la incompatibilità ambientale".

Foto © Imagoeconomica

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