Succede a Niccolò Amato, la giuslavorista ha vinto con un voto di scarto su Daria De Pretis, nominata alla Consulta da Napolitano
I giudici della Corte Costituzionale hanno votato Silvana Sciarra (in foto), giuslavorista eletta dal Parlamento in seduta comune, come presidente della Consulta. Nata a Trani, 74 anni, Silvana Sciarra succede a Niccolò Amato ed è la seconda donna a capo della Corte Costituzionale dopo Marta Cartabia. Allieva di Gino Giugni, con cui si è laureata all’università di Bari, ha firmato tra le altre la sentenza che a luglio ha dichiarato indifferibile la riforma delle norme sui licenziamenti, e quella che ha ritenuto discriminatoria la limitazione del bonus bebè ad alcune categorie di migranti. Il suo nome era stato fatto anche nei giorni dell’elezione del presidente della Repubblica come papabile candidata del Movimento 5 stelle. In mattinata ha giurato al Quirinale il professore di diritto amministrativo Marco D’Alberti, il giudice nominato da Sergio Mattarella in sostituzione di Amato, il cui mandato è scaduto lo scorso 18 settembre.
Per la prima volta la platea di candidati era a maggioranza femminile. La partita infatti si giocava tra i tre attuali vicepresidenti: oltre a Sciarra, Daria De Pretis e Nicolò Zanon. In questo caso risultava inservibile il criterio dell’anzianità di servizio, la bussola che i giudici costituzionali hanno sempre seguito nella scelta: tutti e tre, infatti, hanno giurato l’11 novembre del 2014, e avrebbero potuto assicurare un anno e due mesi di presidenza, visto che il mandato (della durata di nove anni) scadrà nel 2023. Nelle prime due votazioni serviva la maggioranza assoluta dei consensi, cioè 8 voti su 15, mentre dalla terza si procede al ballottaggio tra i più votati.
I curriculum degli altri due candidati erano molto differenti da quello di Sciarra. Daria De Pretis, 65 anni, è invece professoressa di Diritto amministrativo: è stata rettrice dell’università di Trento e prima ancora preside della facoltà di Giurisprudenza. Nominata alla Consulta da Giorgio Napolitano, ha redatto la sentenza che ha ritenuto lesiva anche della dignità sociale l’esclusione dei richiedenti asilo dall’iscrizione anagrafica. Costituzionalista “puro” invece è il torinese Nicolò Zanon, il più giovane del terzetto (61 anni): ordinario all’Università di Milano, prima di arrivare alla Corte su nomina di Napolitano, è stato membro del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa e componente laico del Csm. Il suo nome è legato alle due pronunce sull’ergastolo ostativo, con cui la Corte ha ritenuto incompatibile con la Costituzione la norma che impedisce agli ergastolani mafiosi di accedere ai benefici carcerari e alla liberazione condizionale se non collaborano con la giustizia. Eletto al Csm nel 2010 su indicazione del PdL, anche lui è stato nominato alla Consulta dall’ex capo di Stato Napolitano.
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