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“Troppi pericoli in seno a Palazzo dei Marescialli. Le ‘carte’ vanno tenute in ordine ma per fare giustizia”

A bordo del nuovo sistema elettorale postumo al caso Palamara, è iniziato il viaggio in cui si candidano i prossimi magistrati al Consiglio Superiore della Magistratura, tra questi, anche il noto magistrato Henry John Woodcock.
Ho pensato che dopo 25 anni di esclusivo lavoro sul campo, non senza qualche ‘turbolenza’, potesse essere utile mettere a disposizione dei colleghi la mia lunga esperienza. E ho scelto di farlo da indipendente, senza legami con alcuna corrente”. Con queste parole, Woodcock, intervistato dalla giornalista Anna Santini per il “Corriere del Mezzogiorno”, ha spiegato le ragioni che lo hanno indotto a candidarsi per Palazzo dei Marescialli.
Nonostante la legge Cartabia che secondo il magistrato “convince poco” e una credibilità, quella della magistratura, sempre più flebile agli occhi dei cittadini, John Woodcock, ha le idee molto chiare: “I cittadini devono sentirsi uguali a chi li deve giudicare; è devastante prendere atto che la maggior parte delle persone alle prese con la giustizia non nutrano alcuna fiducia nei confronti della magistratura - ha precisato Woodcock -. In questo senso i magistrati dovrebbero esercitare il potere che la legge dà loro con alto senso di responsabilità ma soprattutto con grande umiltà, tenendo sempre presente che quando un cittadino si trova ad avere a che fare con la giustizia, è possibile che lo stia facendo per questioni che, in quel momento, sono per lui decisive o addirittura determinanti per la sua stessa vita. Ebbene - ha proseguito -, troppo spesso i magistrati, inghiottiti dal vortice della routine, dimenticano quest’aspetto”.

Recuperare “auctoritas ” e “potestas”
Nelle parole di Woodcock, da sempre distante dai vari incarichi di natura direttiva, la necessità di preservare “le ‘carte’ ma per fare giustizia” oltre al bisogno di offrire ai cittadini le competenze acquisite negli anni: “Sono l’unico, tra i colleghi in lizza, a rappresentare l’ufficio del pubblico ministero dei distretti di Napoli e Salerno, ossia dell’intera Campania. A mio avviso - ha sottolineato Woodcock -, sarebbe inspiegabile se un territorio difficile come il nostro non fosse rappresentato da un pm all’interno del nuovo Csm.” - prosegue - “Credo che un buon dirigente, in particolare di una Procura della Repubblica, deve essere in grado di organizzare bene l’ufficio. Il nostro lavoro, e in particolare la funzione del pubblico ministero - ha precisato John Woodcock -, non può essere svolto ed esercitato in modo burocratico: ‘se tenere le carte a posto, diventa il fine e non il mezzo, vuol dire che si è imboccata un’altra strada’”.
Secondo Woodcock, in seno al Csm, si nascondono troppe fragilità; una circostanza ritenuta dal magistrato “pericolosa” e favorita da una “stagione turbolenta”. “Tra i paletti della legge Cartabia - ha concluso il magistrato Woodcock  -, attendiamo un interlocutore politico che, a prescindere da chi sarà, si occuperà senza dubbio del settore della Giustizia. Speriamo almeno che non metta mano esclusivamente alla materia riguardante il controllo sull’esercizio dell’azione penale, che da sempre polarizza l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica”.

Foto © Imagoeconomica

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